Castlevania: Harmony of Despair
Un esperimento da rivedere.
Esiste, nel mondo dei videogiochi, un personaggio più triste del povero Koji Igarashi? Dopo aver partecipato allo sviluppo di uno dei capitoli più amati di sempre della storica serie vampirica, quell'indimenticabile Symphony of the Night che ancora oggi è in grado di regalare grandissime emozioni, il buon IGA è stato produttore di ogni nuovo episodio della saga Konami.
Questo producer armato di frusta e cappello, continua ancora oggi a cercare di creare un'esperienza anche solo lontanamente paragonabile al capolavoro di cui sopra, realizzando prodotti generalmente molto simili tra loro oppure, nel caso dei pochi tentativi di uscire dai binari tradizionali, delle porcherie memorabili.
Castlevania: Harmony of Despair è un chiaro tentativo di stravolgere la serie, che propone al tempo stesso un'esperienza pensata per i fan storici. Un controsenso? Probabilmente sì, ma la cosa strana è che questo mix assurdo riesce in qualche modo a funzionare.
Nonostante una serie di problemi decisamente evidenti, Harmony of Despair propone un'esperienza interessante, soprattutto se giocata in compagnia degli amici attraverso la particolarissima modalità multiplayer.
Il concetto è molto semplice: i programmatori hanno preso frammenti sparsi dai migliori capitoli di Castlevania, li hanno incollati insieme e li hanno proposti in una macedonia HD praticamente pixel-perfect.
Sì, avete letto bene. Le creature, le ambientazioni e le figure chiave proposte in questo titolo sono già apparse in altri giochi della serie, e tornano su Xbox Live (purtroppo senza alcun tipo di accorgimento grafico) in un collage tenuto insieme da una formula di gioco molto particolare.
Harmony of Despair propone sei mappe differenti, create per garantire una reinterpretazione condensata e decisamente più rapida del gameplay classico di Castlevania. Le camere di salvataggio sono sparite, lasciando il posto a mini-sessioni a tempo dove il compito del giocatore (da solo o in compagnia di massimo 5 alleati) è quello di raggiungere e abbattere il boss di turno.
Inizialmente la nuova impostazione di gioco è un vero pugno nello stomaco per i fan della serie, che magari speravano di trovarsi fra le mani un Castlevania classico arricchito dalla grafica in HD. Dimenticatevi l'esplorazione lenta e ragionata di ogni angolo della mappa. Non pensate nemmeno di trovarvi di fronte a nuovi, incredibili enigmi, da superare per raggiungere un'invitante cassa contenente chissà quale meraviglia.
In un contesto di puro riciclo, Harmony of Despair rappresenta una delle svolte più grandi mai avute dalla serie di Castlevania (escludendo il discutibile picchiaduro a incontri uscito per Wii). Si tratta di un esperimento interessante e dal grande potenziale, che purtroppo non riesce a convincere a causa di diversi errori concettuali.
La saga di Castlevania non è mai stata tenera. Il livello di difficoltà medio dei capitoli di questa serie è sempre stato piuttosto elevato, ma l'ottimo bilanciamento dell'esperienza garantito dalla costante progressione del protagonista attraverso l'acquisizione di armi, equipaggiamenti ed abilità sempre più potenti, spingeva il giocatore a mettersi continuamente alla prova per sconfiggere boss ogni volta più bastardi.
La gestione dei salvataggi attraverso una serie di stanze specifiche sparse per le enormi mappe, permetteva di pianificare una strategia in modo da ripartire sempre dal punto più vicino, rendendo la morte un elemento inevitabile ma mai frustrante.
Lo stesso non si può dire di Harmony of Despair, dove la struttura a missioni ha spinto i programmatori a eliminare completamente qualsiasi forma di salvataggio/checkpoint. Ogni sfida prevede un tempo limite entro cui dev'essere completata, pena il fallimento della missione (che avviene anche in seguito alla morte del personaggio controllato dal giocatore).