Che fine hanno fatto i jRPG?
Storia di un mercato in costante evoluzione.
Sono sempre stato un grandissimo appassionato di giochi di ruolo di stampo orientale e, dopo aver goduto di immensi capolavori nell'epoca d'oro della PS2, mi sono avvicinato alla next-gen con la speranza che, complici le grandi potenzialità delle nuove console, avrei potuto mettere le mani su prodotti ancor più entusiasmanti e appassionati di quanto non fossero stati molti di quelli lanciati sul monolite nero.... ma ad oggi sono purtroppo deluso, almeno in parte.
Tralasciando i tiepidi tentativi fatti da alcune software house su PSP con discutibili remake, e su Wii con titoli come Sakura Wars e Tales of Symphonia: Dawn of the New World, dimostratisi inutili "alla causa" a fronte di una base utenti più incline a produzioni di stampo casual e di un sistema di controllo poco adeguato ai giochi di ruolo, l'unica piattaforma capace di regalare immense soddisfazioni a qualsiasi appassionato della categoria è stato il Nintendo DS. Ipotesi questa avvallata anche e soprattutto da straordinari remake di prodotti che hanno fatto la storia del panorama videoludico, come ad esempio il celeberrimo Chrono Trigger, giusto per citare il primo che mi viene in mente.
Il DS si è infatti rivelato la classica "isola felice" per tutti gli amanti dei giochi di ruolo made in Japan e i motivi, sebbene si possa immaginare il contrario, sono da ricercarsi proprio nella mancanza di innovazione che ha caratterizzato la suddetta tipologia di produzioni.
PS3 e X360, al contrario, hanno invece evidenziato una significativa mancanza di jRPG di spessore, dovuta in larga parte agli scarsi risultati ottenuti dai primissimi esponenti della categoria sviluppati per console di nuova generazione.
I mediocri Enchanted Arms, Eternal Sonata e Blue Dragon, non sono stati infatti in grado di rappresentare degnamente la categoria, dimostrandosi per certi veri inferiori a produzioni sviluppate su vecchie console. Lo stesso dicesi per i titoli che li hanno seguiti, Infinite Undiscovery e The Last Remnant su tutti, con quest'ultimo caratterizzato da così tante magagne tecniche da far capire palesemente quanto scarsa fosse la cura riservata a questo genere di prodotti.
L'unico "segno di vita" da parte degli sviluppatori di jRPG è stato il buon Lost Odyssey, le cui qualità non gli hanno però impedito di registrare vendite così deludenti da spingere Mistwalker, l'unica software house ad essersi impegnata per far sì che il genere prendesse piede anche su piattaforme in HD, ad arrendersi di fronte ad un pubblico non più avvezzo ad esperienze incentrate più sulla riflessione che sull'azione nuda e cruda.
E così, mese dopo mese, complici i disarmanti fallimenti di cui parlavamo poc'anzi, i jRPG hanno cominciato a scomparire prima dagli scaffali dei negozi, poi dalle pagine di riviste e siti specializzati, ed infine dalle release schedule di molte delle software house che, fino a pochi anni prima, avevano fatto dei giochi di ruolo la chiave del proprio successo.
Un solo titolo poteva assumere il ruolo di salvatore, rilanciando così un genere talmente in difficoltà da essere considerato da molti spacciato, ma purtroppo a dispetto delle previsioni e delle speranze di molti, non ha fatto altro che confermare quanto i jRPG stiano cambiando per andare incontro alle esigenze del pubblico. Ovviamente sapete benissimo di chi parlo... chi se non Final Fantasy XIII?
Avendo già espresso il mio parare in merito senza particolari timori reverenziali con la recensione apparsa proprio su queste pagine, è inutile che torni troppo sull'argomento, ma ciò che non posso esimermi dal dire è che con Final Fantasy XIII le speranze del sottoscritto, così come quelle di qualsiasi purista della categoria, si sono infrante contro un muro fatto di combattimenti all'insegna della monotonia più estrema e di meccaniche di gioco così elementari che chiunque sarebbe in grado di padroneggiare al meglio in pochi minuti.
Il sedicente capolavoro di Square Enix ha dunque rappresentato il "colpo di grazia" tanto per il genere dei jRPG quanto per i cuori degli appassionati, lasciando a quest'ultimi un senso di desolazione dovuto alla sostanziale mancanza di prospettive future che una sola software house potrebbe essere forse in grado di far scomparire: Atlus.
Nei mesi scorsi si è parlato a lungo di quale titolo avrebbe sancito il debutto della celebre software house nipponica sul palcoscenico della next-gen, ma a dispetto delle previsioni che davano per certo l'imminente annuncio di un nuovo capitolo della serie di Persona, il loro primo titolo ad arrivare su PS3 e anche su Xbox 360 sarà Catherine.