Skip to main content

Child of Eden

Scopriamo il gioco dalle parole di Tetsuya Miziguchi.

"Tutto si basa sui concetti di speranza e felicità. Ecco da cosa siamo partiti". Così esordisce Tetsuya Mizuguchi di Q Entertaniment parlando della sua ultima creatura, Child of Eden. "È il successore spirituale di Rez, assolutamente, ma volevo che trasmettesse anche sensazioni "naturali", non solo digitali o techno. L'ho concepito come un dramma, una storia, un'ambientazione commovente, meno astratto, con musica, parole e dialoghi".

"Visivamente è composto da texture in movimento, suoni in movimento, colori in movimento. La fisica, dal modo in cui le particelle si diffondono e cambiano colore in base alla musica, richiama quella reale... E se Child of Eden fosse più oscuro, avrebbe senza dubbio molti punti in comune con Rez".

Child of Eden è perfetto per far emergere l'animo poetico che si nasconde dentro ognuno di noi. Quando sei lì che galleggi accanto a una luminosa balena spaziale, scagliandole contro missili musicali che ti partono dalle mani, come se fossi una specie di onnipotente dio del suono, finché non diventa una palla di luce che esplode trasformandosi in un'enorme fenice... beh, è difficile non sbarrare gli occhi e iniziare a comporre versi di lode verso questo gioco. Credeteci se vi diciamo che, con il giusto impianto audio/video, è un titolo in grado di far venire i brividi lungo la schiena.

Come tutti i precedenti lavori di Mizuguchi, Child of Eden è un'ipnotizzante esperienza sinestesica. E lui, da abile intrattenitore qual è, lo sa bene, e piuttosto che presentarlo con ardite iperboli verbali, lascia che sia il gioco a parlare di sé.

Il concetto base è che i vostri movimenti creano dei suoni, che si trasformano in colori e luci, i quali si sposano perfettamente con l'eterea visione artistica del gioco. L'illusione di possedere il controllo delle onde sonore e della materia è tale da farvi sentire come una forza spirituale, creatrice e benevola.

In termini di meccaniche dure e pure, Child of Eden, più che un semplice successore spirituale di Rez, è il suo seguito vero e proprio. La vostra mano sinistra è un a specie di mitragliatrice sonora che spara proiettili in giro per lo schermo, mentre la destra è una sorta di laser che si attiva scuotendola. Tutto molto sensato, no? Il vero punto di svolta è nella personalità: tanto Rez era ricco di tensione, oscurità e musica elettronica, così Child of Eden è naturalistico, hippie e luminoso.

Per Mizuguchi il concetto di sinestesia si espande fino a diventare l'obiettivo di tutta la vita, la regola fondamentale del suo stile creativo, e solo con molta riluttanza si definisce uno sviluppatore di giochi musicali. "Questa è ancora una frontiera inesplorata", afferma riferendosi all'ibridazione tra gameplay, musica e arte visuale rappresentata da Rez e Child of Eden. "Credo ancora nel potere del suono e della musica di farsi emozione e di diventare un gioco vero e proprio".

Capita ormai sempre più spesso di parlare di arte e videogame, e i lavori di Mizuguchi sono gioco allo stato puro. Cercare di tenerli lontano dalla loro vera natura con etichette che li collocherebbero nell'indefinita vastità dell'arte interattiva, sarebbe fare loro un torto.

La sinestesia su console, secondo Tetsuya Miziguchi.