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Clash of the Titans

Gioco di mani, gioco da Titani.

Dura, la legge del tie-in. Quella che impone agli sviluppatori di mettere insieme qualche collaudata idea, chiaramente “presa in prestito” da ben altri titoli di richiamo, e implementarle poi in una struttura quanto più omogenea possibile. E bisogna fare in fretta, poiché l’uscita deve necessariamente coincidere con quella delle pellicole nelle sale.

I risultati, come di certo saprete, sono andati ben oltre le più pessimistiche previsioni. Eppure ammetto di essermi accostato a Clash of Titans con una certa curiosità, pensando che, nella peggiore delle ipotesi, mi sarei trovato dinnanzi all’ennesimo clone di Gof of War.

Elementi estrapolati dalla mitologia greca? Ci sono. Un eroe solitario in grado di menare cazzotti a bestioni venti volte più grossi di lui? C’è. Armi intercambiabili, combinazioni chilometriche e una sequela sempre identica di quick time events? Ma sì, ci sono anche quelli. Basta tutto questo per creare un videogioco quantomeno decente? Risposta sintetica, brutale, ma sincera: no.

La stragrande maggioranza dei nemici sbucherà fuori dal terreno, e questo lombrico formato famiglia non poteva fare eccezione.

Come tutti i tie-in, Clash of Titans parte dalle premesse narrative del film per costruirci sopra il gameplay. Zeus, Poseidone e Ade si sono ribellati ai Titani, e hanno sconfitto questi ultimi grazie al Kraken, potente creatura nata dal corpo di Ade. Con la sconfitta dei Titani, Zeus diviene il signore incontrastato dell’Olimpo, Poseidone va a stabilirsi nelle profondità dell’oceano e Ade, il fratellino sfigato, è costretto a rifugiarsi negli Inferi. Da ciò prendono avvio le avventure di Perseo, figlio illegittimo di Zeus, allevato e cresciuto in una placida isola di pescatori. Esseri orribili cominciano a sorgere dal suolo e il nostro eroe è il solo che può salvare il villaggio.

Da qui in poi sarà un susseguirsi di missioni su missioni, che ci vedranno impegnati ad entrare in una zona della mappa, far fuori le orride creature e tornare indietro per attivare la missione successiva, che a sua volta ci vedrà impegnati ad entrare in una zona della mappa, far fuori le orride creature e tornare indietro per… avete capito.

Il sistema di combattimento prevede i classici attacchi deboli e immediati, da concatenare a quelli lenti ma decisamente più consistenti. Con L2 si puntano i nemici circostanti, mentre R2 serve ad eseguire le schivate, queste ultime eseguite stranamente al rallentatore in quello che di certo non è un effetto scenico voluto, quanto un evidente rallentamento del motore grafico.