A pranzo da David Cage
Emozioni e sentimenti in Heavy Rain, e altro ancora.
La prima cosa da dire è che Heavy Rain è un gioco con un rating dai 18 anni in su, il che già comporta una selezione in partenza. In secondo luogo è indubbiamente vero quello che dici, ma credo che anche l’utenza meno matura possa ugualmente divertirsi. Ci saranno diversi livelli di lettura e ognuno troverà il proprio. Non dimenticare poi che il gioco prevede in realtà quattro protagonisti, di sesso maschile e femminile, perciò la piena immedesimazione è impossibile a priori.
Diciamo che mi piace pensare a Heavy Rain come a un gioco multi-strato, capace di comunicare qualcosa a chiunque: ci sarà chi ci vedrà una storia di assassinii, misteri e investigazione, chi invece potrà scendere a un livello più profondo e coglierne il vero messaggio, che in realtà è una domanda. Ovvero: cosa si è disposti a sacrificare per le persone che si amano? Uno dei protagonisti lo chiede e credo che questa frase racchiuda l’essenza di Heavy Rain.
Sono molte le persone nella nostra industry che pensano che l’interattività sia un limite e che i videogiochi dovrebbe limitarsi a emozioni quali paura, adrenalina e frustrazione, ed essere indirizzati a bambini e teenager. Al tempo stesso però ci sono sempre più persone che stanno pensando che le possibilità espressive dei videogame siano decisamente maggiori e che si possano raggiungere le stesse vette toccate da cinema e letteratura. Ovviamente io sono tra questi…
Non sono molto d’accordo. Quello che tu affermi adesso è ciò che la gente diceva cinque anni fa dei film d’animazione… ma non siamo forse arrivati oggi ad Avatar, nel quale recitano personaggi ricreati al computer e che sembrano veri?
Penso che le tecnologia sia appena pronta per raccontare delle storie e che probabilmente tra dieci anni vedremo giochi alla Avatar girare in real-time su una PlayStation 4 o 5. Ma credo anche che Heavy Rain sia il primo passo capace di mostrare cosa si possa fare con la tecnologia attuale.