Cthulhu Saves The World
Un eroe diverso dal solito.
Chi l'avrebbe mai detto? La sezione dei giochi Indie su Xbox LIVE è piena di titoli più o meno validi ma sempre e comunque caratterizzati da una semplicità di fondo dettata dalla natura amatoriale dei progetti in questione.
All'interno di questo microcosmo, tuttavia, Cthulhu Saves the World spicca per la sua indiscutibile qualità, per il buon numero di idee che lo caratterizzano e per il semplice fatto che, invece di offrire un'esperienza mordi e fuggi da pochi minuti, garantisce sette/otto ore di puro divertimento.
Ma che cos'è esattamente? Immaginate un Final Fantasy vecchia maniera, con la classica inquadratura a volo d'uccello e l'esplorazione di dungeon infestati di creature di ogni genere. Fatto? Ora sostituite al solito protagonista adolescente e dalla discutibile acconciatura una delle divinità mitologiche nate dalle fantasie malate di Lovecraft, e avrete un gioco Indie decisamente ben riuscito.
Se pensate che l'idea di rendere Cthulhu protagonista di un GdR sia una follia assoluta non siete così lontani dalla verità, ma aspettate di scoprire la giustificazione con cui questa operazione è stata compiuta per ridere di gusto.
Fondamentalmente tutto ha inizio l'infausto giorno in cui la divinità polipoide si manifesta sulla Terra con l'ovvio intento di seminare panico, morte e distruzione. Prima di potersi scatenare, tuttavia, il dio tentacoluto viene colpito dall'incantesimo di un potente stregone, che ne assorbe i poteri lasciandolo inerme e quasi indifeso.
Come vi sentireste se qualcuno vi rubasse ogni goccia di forza per distruggere/dominare il mondo al vostro posto? Probabilmente non la prendereste bene, quindi capirete il motivo che spinge Cthulhu a intraprendere un pericoloso viaggio alla ricerca del potere perduto, solo per poter poi seminare distruzione di proprio pugno, come da programma.
Il fatto di vestire i panni di un mostro mitologico trasformato in un'eroe per l'occasione offre una soddisfazione incredibile, soprattutto se si pensa che l'obiettivo ultimo del gioco è quello che, generalmente, negli altri classici del genere si deve evitare ad ogni costo.
L'incipit non rappresenta l'unico picco di genialità di questa perla Indie, visto che l'intero gioco trasuda umorismo da ogni pixel. Procedendo con l'avventura capita con una certa frequenza di piegarsi in due dalle risate a causa di una linea di testo particolarmente tagliente, o di una delle innumerevoli battute sarcastiche legate ai cliché del mondo dei videogiochi (uno su tutti, quello che spinge a parlare con ogni singolo personaggio che si incontri sulla propria strada).
Graficamente non ci troviamo certo di fronte a un capolavoro, sebbene il gioco replichi alla perfezione le atmosfere dei gdr nipponici di un glorioso passato. Lo schermo è sempre colorato e pieno di agglomerati di pixel, in un trionfo di prati verdi, pavimenti rocciosi, città e villaggi densamente popolati da abitanti super deformed. Peccato solo che, superate le prime fasi di gioco, le ambientazioni si rivelino tutte fin troppo simili tra loro, tanto nelle fasi all'aperto quanto in quelle cittadine o all'interno dei dungeon.