A tu per tu con David Perry - intervista
Il boss di Gaikai ci racconta tutto dell'accordo da 380 milioni di dollari con Sony.
David Perry è un uomo ricco. Ha appena venduto Gaikai a Sony per 380 milioni. In questo momento dovrebbe essere su una spiaggia californiana a bere batida di cocco e a godersi il sole, ma a quanto pare il riposo non fa per lui. Infatti, si trova invece nella piovosa Brighton, in Inghilterra, e parla al pubblico attento della Develop Conference raccontando della creazione di Earthworm Jim, un gioco da lui programmato 20 anni or sono.
Ma quanto ricco? "Beh... come si suol dire, me la passo discretamente", ride Perry quando gli rivolgo questa domanda dopo la presentazione. "Non mi posso lamentare. Sono stato molto fortunato."
Ovviamente, Perry non mi dirà mai a quanto ammonti esattamente la sua fortuna ora che deve rendere conto ad un gigante dell'industria. Nel giro di pochissimo tempo, si è infatti trovato dall'essere il capo di se stesso a diventare un impiegato alle direttive di Kaz Hirai e Andrew House, a dover partecipare a incontri con i dirigenti di Sony per determinare cosa possa significare la sua tecnologia di cloud gaming per il mondo PlayStation. "È la loro azienda ora. Sono loro a decidere."
Non sappiamo cosa farà Sony di Gaikai, ma abbiamo un'idea di ciò che Perry spera. Ad esempio, spera che renderanno il cloud gaming una parte integrante di PlayStation 4, oltre a portarlo su PS3 e Vita. E ci sono dei segnali che Sony intenda usare Gaikai per espandere la retrocompatibilità dei titoli PSOne e PS2. Ma Sony non significa semplicemente console: Perry prevede che Gaikai sarà presto implementata anche da televisori, tablet e da tutti gli altri prodotti Sony che siano dotati di uno schermo. Sono in ballo grandi cose, insomma...
Nelle settimane precedenti l'annuncio ci sono stati diversi rumor che volevano Sony intenzionata a comprare o Gaikai o il suo acerrimo rivale OnLive, e nessuno sapeva realmente chi sarebbe stato scelto alla fine da Hirai e soci. Perry, ovviamente, lo sapeva. Già da sei mesi, quando Sony fece la sua prima mossa. Lo sapeva pur avendo smentito diverse volte la notizia.
"Ci sono dichiarazioni di ingegneri che dicono che il cloud gaming è impossibile... ancora oggi - David Perry"
"Dovevamo gestire così tanti fattori, aziende, contratti, parlare con chiunque, spiegare la tecnologia e il concetto", dice. "Ci siamo ritrovati a combattere contro questa idea assurda della gente, che crede che tutto ciò sia impossibile. Ci sono dichiarazioni di ingegneri che dicono che è impossibile... ancora oggi." E prosegue: "Non potevo rivelare i dettagli della vicenda, altrimenti i nostri concorrenti avrebbero potuto copiarci e tentare di fare esattamente la stessa cosa".
Torniamo indietro di qualche passo. Nel corso dell'ultimo anno gli sforzi di Perry si sono concentrati nel convincere gli scettici - e ce ne sono in quantità - del fatto che il cloud gaming sia una realtà possibile. Oltre a ciò, ha lavorato per strappare importanti contratti con produttori come Samsung ed LG, con l'obiettivo di portare Gaikai nel mondo delle smart TV. Sul fronte tecnologico ha lavorato per riuscire a migliorare i margini di compressione dei dati e ridurre la latenza del servizio, a volte semplicemente di pochi millisecondi, aggiungendo nuovi server per avvicinarli agli utenti e migliorando il profilo hardware della cloud. Ha anche realizzato accordi con più di 40 publisher, ottenendo la possibilità di trattare i loro titoli.
Il suo messaggio è stato chiaro: il cloud gaming è una realtà, funziona ed è il futuro. "Prima o poi arriverà un gioco talmente avanzato che sarà impossibile farlo girare a casa su un classico hardware locale", dice, ripetendo il suo mantra personale. "Il 99.9% della gente non vorrà comprare un hardware mostruoso solo per quel gioco ma noi gamer ci conosciamo: vediamo un titolo nuovo dalla grafica straordinaria e non possiamo non giocarci. E la nostra unica possibilità sarà giocarlo da cloud. In quel momento il cambiamento epocale sarà avvenuto e il cloud gaming entrerà prepotentemente nel mondo e nell'industria dei videogiochi."
Il discorso deve aver convinto i vertici di Sony a muoversi per primi. "Sony è una delle poche compagnie che hanno visto tutto questo realizzarsi. Ci hanno visti firmare accordi con il maggior retailer fisico e il maggior retailer digitale, hanno visto che siamo gli unici a poter inviare in streaming contenuti su Facebook e YouTube, tutta la nostra strategia web e il fatto che abbiamo ottenuto i diritti da 40 publisher. Hanno visto tutto questo e hanno capito che era arrivato il momento di acquisire la nostra azienda."
"Quando vuoi attraversare molti formati e dispositivi, un sistema di controllo standardizzato è importante - David Perry"
Ovviamente Perry non aveva alcun bisogno di cedere la sua compagnia. Aveva capitali sufficienti a supportare la sua crescita nel tempo, e stava apprezzando risultati positivi. Dunque, perché la cessione? La risposta sta nella "questione controller". Gaikai, che gira su praticamente tutti i dispositivi che non siano console, deve ridisegnare i giochi PC in modo che possano funzionare attraverso una varietà di sistemi di immissione comandi, inclusi i controller. I giochi PS3, invece, funzionano tutti attraverso il Sixaxis: un controller per domarli tutti. In un istante, il problema dell'uniformazione dei controlli è stato risolto.
"Quando vuoi attraversare molti formati e dispositivi differenti, un sistema di controllo standardizzato è molto importante", dice sorridendo. "Io voglio contenuti. Tonnellate di contenuti. È quello che tutti desiderano. E i contenuti messi a disposizione da Sony sono straordinari, inclusi l'interfaccia e il sistema di controlli standardizzato. Mouse e tastiera sono fantastici ma significano anche dover esaminare i giochi PC e impazzire per trasformarli in qualcosa di fruibile anche attraverso un controller. Una cosa per niente facile."
La trattativa con Sony è stata lunga e costellata di riunioni ma per tutto il tempo necessario a trovare l'accordo Perry non ha cambiato di una virgola la direzione della sua azienda, costruita così meticolosamente negli anni. Non fino a quando la grande S ha effettivamente apposto la firma finale sul contratto.
"Stavamo correndo a mille all'ora su quella che si stava dimostrando un'autostrada, quando Sony è arrivata dicendo 'ok, vogliamo comprare l'azienda'. La cosa ha richiesto sei mesi... un sacco di tempo, durante il quale può succedere di tutto. Finché non è tutto scritto nero su bianco, non si può rischiare di stravolgere i piani di una compagnia. Quindi ho dovuto andare all'E3 e fare le normali presentazioni per Gaikai. Quello era il piano: finché non avevamo i contratti in mano, non potevamo rallentare di un centimetro."
Poi l'accordo è stato firmato, nero su bianco. E Perry, che per la prima volta nella sua vita potrà vedere il lancio di una nuova console dall'interno, ha cominciato a "passarsela discretamente". Quando gli chiedo se la sua vita è cambiata, ho la sensazione che gli ultimi mesi debbano essere stati veramente ricchi di emozioni.
"Ne ha fatta di strada il ragazzo britannico che a 24 anni andava in California a lavorare per Virgin Games..."
Ne ha fatta di strada il ragazzo britannico che a soli 24 anni lasciava il suo paese per andare in California a lavorare per la Virgin Games. E nel corso della nostra intervista si vede che questa strada, in un certo senso, lo ha cambiato: Perry si dimostra infatti diverso dal solito personaggio in grado di parlare apertamente e senza limiti. Una cosa comprensibile, dato il livello di attenzione che gravita intorno al nuovo giocattolino alla corte di Sony. Le sue risposte sono puntuali ma lui sembra più prudente del solito, forse non è completamente a suo agio con la nuova situazione di "uomo chiave" di uno dei più grandi giganti mondiali dell'elettronica.
Com'era forse inevitabile, sposta la conversazione dal lato personale a quello del business. Il suo rapporto con l'industria, dice, cambierà: ora parla da una posizione di forza, un po' come quando Julia Roberts in Pretty Woman torna alla boutique di moda accompagnata da Richard Gere e dalla sua carta di credito... solo che al posto di Julia Roberts c'è lui e al posto della carta di credito c'è il logo della PlayStation.
"I publisher saranno molto felici, perché i publisher amano il PC ma amano ancora di più le console", dice con un bagliore negli occhi. "Il messaggio implicito è che il PC è fantastico e tutto, ma da subito volevo fare tutto questo su console. È lì che si trova la vera sostanza del nostro business. Ovviamente, finora abbiamo dovuto schivare le domande relative alle console e parlare solo del mondo PC, ma la questione console è sempre stata lì".
"Recentemente, un grosso publisher mi ha detto personalmente: 'David, per essere chiari, l'iPhone ci interessa ma non quanto le console. Il PC? Idem: non è interessante quanto le console'. Mi ha anche detto che, se volevamo che mettessero i loro giochi più importanti sul nostro servizio, avremmo dovuto avere abbastanza supporto finanziario per gestire il tutto. Quando sei un'azienda start-up, è difficile rispondere ad una simile argomentazione. Ma quando alle spalle hai Sony, rispondere diventa molto più semplice. Con questo accordo abbiamo risolto una moltitudine di cose al tempo stesso. È sorprendente."
"I publisher amano il PC ma amano ancora di più le console - David Perry"
Che la vita di Perry sia cambiata o meno dal punto di vista personale, senz'altro lo è da quello professionale. Da Eartworm Jim e Shiny Entertainment (che vendette a Interplay, facendo a sua detta il più grande errore della sua vita) è arrivato fino a Gaikai e ora a Sony, con in mano un progetto da milioni di dollari e una nuova sfida da vincere, forse la più grande della sua carriera.
"La mentalità è cambiata. Cambia per forza quando nel tuo angolo c'è uno dei giganti dell'elettronica mondiale. Bisogna sedersi e riflettere. Cosa significherà tutto questo, in termini di nuovi hardware? Sicuramente apriremo molte porte che finora non erano mai state aperte."
Auguriamo a Perry di riuscire nelle sfide future e di contribuire a rivoluzionare il nostro amato mondo dei videogiochi. E se tutto andasse male? Beh, una cosa è certa: potrà sempre andare su quella spiaggia californiana a godersi il sole...
Traduzione a cura di Luca Signorini.