Deadstorm Pirates
Quindici uomini sulla cassa del morto.
Nella mia lontana infanzia, una delle cose che più mi irretiva delle vecchie sale giochi era la presenza di enormi cabinati decorati con scritte sanguinolente e terribili zombie, al cui interno sedevano uno o due giocatori armati di "vere" pistole di plastica intenti a sbudellare orde di mostri inferociti. Erano gli anni d'oro di House of the Dead e degli sparatutto su binari, di quella voce insopportabile che urlava continuamente "Reload! Reload!" e delle articolatissime tattiche d'attacco cooperative, riassumibili in "io uccido quelli a destra, tu quelli a sinistra!". E di tonnellate e tonnellate di gettoni, che sembravano non bastare mai.
Sarà dunque per l'affezione ad un genere che, tra alti e bassi, ha da sempre accompagnato l'evoluzione delle console domestiche, ma l'arrivo del recente Deadstorm Pirates su Playstation Network ha destato nel sottoscritto parecchia curiosità. Pirati, creature orribili ad libitum e, immancabile, un tesoro da recuperare: ammettiamolo, l'IP di targata Namco Bandai sembra offrire tutto quel che serve per ricreare un'esperienza dal sapore squisitamente "old" ma tecnologicamente all'avanguardia. Peccato che l'illusione di tornar bambini svanisca inesorabilmente dopo pochi minuti di gioco.
Nato nei primi mesi di questo 2010 in versione coin'up come spin-off della serie madre di Time Crisis (con la quale condivide buona parte delle meccaniche di gioco e l'impianto grafico), l'ultima IP di casa Namco arriva sull'ammiraglia di casa Sony presentandosi come il più classico degli shooter su binario, con una sceneggiatura classicamente esile sopperita in parte da un gameplay interamente compatibile con Move.
La possibilità di utilizzare il gelato di casa Sony a fianco della ben nota GunCon, a conti fatti, si dimostra essere l'unica vera novità del titolo: un po' come accade in The Shoot, potremo utilizzare il suddetto controller come appendice armata del nostro arto in maniera del tutto naturale, facendo affidamento alla sua elevata precisione.
Protagonisti di questa storia, fatta di bucanieri senza scrupoli e incredibili ricchezze, sono Eric e Leah, membri di una piratesca ciurma alla ricerca del tesoro di Poseidone: un tesoro, come da tradizione, celato in luogo pattugliato giorno e notte da orrende creature desiderose di accelerare la nostra dipartita.
Questo, grossomodo, è tutto quello che c'è da sapere prima di addentrarsi nell'avventura, Move/GunCon alla mano: non siamo certo di fronte al canovaccio più intrigante della storia videoludica, e l'introduzione di sketch divertenti o di personaggi esilaranti (quali il disastroso mozzo Bruno o il Pirata clone burbero di Jack Sparrow) non aiutano certo ad evitare all'intero plot un triste soggiorno nel dimenticatoio.
Gli stessi protagonisti non brillano di luce propria, risultando anonimi e privi di alcun carisma nonostante alcune sporadiche uscite al limite della presunzione. Come se non bastasse, l'impossibilità di decidere quale dei due panni indossare nella modalità single player ha l'effetto di ridurre ulteriormente l'immedesimazione del giocatore, già messa seriamente in pericolo da un impianto narrativo a dir poco pretestuoso.
L'avventura si articola su cinque livelli, affrontabili in qualsiasi ordine (esclusion fatta per la location finale) in single player o in multi cooperativo per due giocatori. Inutile sottolineare come l'intera esperienza ludica doni il massimo nella seconda modalità citata, amplificando il concetto di gioco di squadra con simpatici trick, primo fra tutti la possibilità di sommare gli effetti del nostro fuoco mirando lo stesso obiettivo. Incrociare i flussi, alle volte, può essere vantaggioso...