Disgaea 3: Absence of Justice
Infernale ritorno...finalmente in HD!
Mao, lo studentello di 1578 anni protagonista di Disgaea è davvero contrariato. Suo padre, l'Imperatore del Netherworld, ha accidentalmente calpestato la sua SlayStation Portable distruggendo così il salvataggio da 4 milioni di ore del videogame preferito del figlio.
Si tratta senza dubbio alcuno della cosa peggiore mai accaduta all'erede al trono del Netherworld, che decide così di dare una lezione indimenticabile al maldestro padre. Uccidendolo.
Certo, si tratta di una premessa narrativa alquanto bizzarra e delirante, tuttavia perfettamente in linea con lo spirito della serie. Come i giocatori dei primi due episodi potranno infatti testimoniare, se Disgaea solleticherà alcune delle vostre corde sarà per voi la fine, rendendo di fatto tutti gli altri giochi nient'altro che inutili distrazioni di scarso valore e monopolizzando il vostro tempo con una nuova ossessione di stampo strategico. E quindi riuscirete anche ad entrare nell'ordine di idee che dinnanzi al solo pensiero di perdere un salvataggio da 200 ore il parricidio non sia poi una scelta tanto azzardata.
Ed ecco dunque che l'inimitabile humor di Disgaea fa il suo debutto su PlayStation 3, con un passaggio da PS2 non certo all'insegna del progresso tecnologico più fine a se stesso. Gli sprite dei personaggi restano un po'pasticciati ed impastati, virtualmente indistinguibili da quelli dei capitoli precedenti. E anche le roboanti animazioni di battaglia e gli attacchi magici sono creativi come sempre, ma non certo più impressionanti del solito.
I menu ed i ritratti dei personaggi ovviamente beneficiano del trattamento HD, ma va detto che gli utenti che speravano in un ingresso trionfale del franchise nell'attuale generazione di console (magari cogliendo pure l'occasione per sistemare lo squilibrio che antepone la sostanza alla forma da sempre tipico della serie...) rimarranno decisamente delusi.
Non che il genere in toto punti a suscitare chissà quale estasi visiva nell'utente, sottinteso. Ed infatti l'opzione di limitare al minimo le animazioni e quella di ridurre gli attacchi a mere indicazioni numeriche sono e saranno sempre presenti. Del resto gli sviluppatori sanno bene che per i veri appassionati certi orpelli grafici sono paradossalmente una barriera persino un po' fastidiosa rispetto alle vere meraviglie del gioco: parliamo naturalmente del levelling ispirato ed intelligente, della strategia a lungo termine e delle statistiche al limite del morboso.
In questo terzo capitolo l'ambientazione sarà quella di un liceo del Netherworld (che sia forse un omaggio a Persona 3? Chi lo sa...). Tutti gli elementi costitutivi della serie sono stati dunque adattati al contesto: l'ospedale in cui ripristinare gli HP e la magia diventerà allora l'infermeria scolastica, così come organizzere il vostro gruppo all'interno di un'aula. Un capitolo si svolgerà addirittura nel bel mezzo di una lezione di economia domestica, ed invece che supplicare l'Assemblea Oscura affinché migliori la qualità degli oggetti in vendita nei negozi o affinché vi venga data la possibilità di creare un nuovo personaggio vi rivolgerete al comitato studentesco. La metafora regge alla grande, aiutando fra l'altro a dare un carattere fresco e piacevole alla storia durante l'intero corso del gioco.
La qualità del lavoro di traduzione di Nippon Ichi è assicurata ed il doppiaggio, seppur davvero iperattivo a tutti i costi, risulta godibile. Il cast di personaggi si rivela all'altezza, anche se bisogna ammettere che le cutscene che precedono e seguono ogni battaglia sono troppo lunghe e meno divertenti di quello che gli sviluppatori hanno saputo offrire in passato.
Gli elementi di base della trama seguono la formula dell'originale senza preoccuparsi più di tanto di un autocitazionismo un po' passivamente svogliato e non troppo brillante. Mao ricorda allora un po'troppo da vicino il protagonista del primo capitolo, Laharl; il suo compare Almaz (anch'egli desideroso di uccidere il padre di Mao, seppure per ragioni più genuinamente eroiche) è inizialmente simile all'angelico Flonne. Per non parlare della ragazza più importante del gruppo, Raspberyl, fotocopia derivativa come poche di Etna.