DmC: Devil May Cry
Capcom e Ninja Theory parlano del reboot della serie.
L'annuncio che Devil May Cry sarebbe stato soggetto a un pesante restyling è stata probabilmente la notizia più controversa del Tokyo Game Show appena conclusosi (forse anche perché è stata un'edizione francamente sotto tono). La parola "reboot" è più che sufficiente per far storcere la bocca di qualunque fan e il trailer non è stato certo di aiuto.
Un nuovo Dante, più giovane, più arrogante, più sfacciato, vagamente emo, e un nuovo sviluppatore inglese? Per qualcuno è più che sufficiente per mettere mano a torce e forconi. Al punto che anche Hideki Kamiya, creatore della serie, ha dovuto dire la sua su Twitter.
Ma Hideaki Itsuno, di Capcom Japan, che ha lavorato su tutti e quattro i Devil May Cry, pensa che i Ninja Theory siano il team giusto per svolgere il lavoro. Dello stesso avviso sono il produttore Motohide Eshiro e Alex Jones di Capcom America, entrambi profondamente coinvolti nella gestione del progetto. E non poteva che esserlo il direttore creativo e co-fondatore di Ninja Theory, Tameem Antoniades, il quale in proposito ha fatto una chiacchierata coi nostri colleghi inglesi. Vediamo cosa è uscito fuori dall'unione di tutti questi punti di vista differenti.
Non possiamo essere troppo dettagliati ma una cosa possiamo dirla: è il solito Dante, solo più giovane. Stiamo cercando di raccontare nuovamente le origini del personaggio.
Forse lo scoprirete giocandoci!
Beh, se guardate attentamente il trailer, noterete una macchia bianca nei capelli.
Chissà, vedremo.
Capcom Japan supervisiona la parte creativa, per essere sicuri che non ci si allontani troppo dalle caratteristiche fondamentali di Devil May Cry. Quindi ci sono io, di Capcom America, che devo gestire il progetto a livello logistico, mentre i Ninja Theory sono i veri e propri sviluppatori del titolo.
Una delle cosa che eravamo curiosi di sperimentare, con tre studi di produzione che lavorano fianco a fianco, era collaborare più strettamente con Capcom America, mescolando il meglio di entrambi i metodi di lavoro e vedere cosa ne usciva.
Ci sono uno stile di produzione e un'organizzazione tipicamente americani, che differiscono completamente da quelli giapponesi: volevamo lavorare insieme in modo da far emergere il meglio di entrambi gli stili, per creare un prodotto unico.
Capcom Japan è andata da Capcom America e ha detto: "vogliamo che esploriate nuove direzioni per Devil May Cry", senza specificare se volevano un sequel, un reboot o altro.
Alcuni di noi avevano avuto esperienze positive nel lavorare con i ragazzi di Ninja Theory, e se avete giocato a Heavenly Sword o a qualunque altro loro titolo, capirete che hanno il bagaglio d'esperienza adatto per rendere Devil May Cry speciale. Ci sono sembrati la scelta più naturale.
Quando abbiamo capito che erano i tipi giusti per il lavoro li abbiamo incontrati insieme ai nostri colleghi giapponesi. L'idea di fare un reboot è nata in maniera spontanea dopo un lavoro di circa sei mesi, non è iniziato tutto all'improvviso.
Prendiamo come esempio Devil May Cry 4. Contando anche la versione PC abbiamo venduto 2,7 milioni di copie del gioco, ma guardando il mercato abbiamo visto che c'erano titoli simili che vendevano quattro, cinque milioni di copie.
Uno dei nostri obiettivi è creare qualcosa di nuovo, di originale, una rinascita, che piaccia ai vecchi fan della serie ma che sia appetibile anche per tutti gli altri, così da incrementare il nostro pubblico, le nostre vendite e la nostra immagine.
Quando parliamo di rinascita, vogliamo dire che il nostro obiettivo è tornare alle radici, scavare più a fondo, cercare di espandere le idee di base per rendere la serie più appetibile per un pubblico più vasto. Vogliamo dare al titolo un nuovo punto di partenza, una rinascita, appunto.