Dragon Age: Origins
Il vero erede di Baldur's Gate.
BioWare è ormai da eoni una certezza nel settore dei giochi di ruolo. Dopo anni passati a sviluppare esclusivamente per la piattaforma PC, la compagnia si trasferì anche su console con Star Wars: Knights of the Old Republic, uscito nel 2003 come esclusiva Xbox. Nella corso della sua storia, capolavori come la saga di Baldur’s Gate, Neverwinter Nights e il più recente Mass Effect, hanno condotto il team canadese ad una posizione di leadership nel campo. Dragon Age: Origins non intende affatto rimanere in secondo piano rispetto ai pezzi da novanta citati poco sopra e infatti si pone, a detta degli stessi sviluppatori, come l’erede spirituale di quel Baldur’s Gate per il quale tutti i fan hanno atteso a lungo un seguito.
La storia prende le mosse dalla minaccia incombente che grava sul regno di Ferelden, causata dal ritorno della bieca e oscura razza conosciuta come Darkspawn. Sarà compito di Re Cailan e dei suoi valorosi Grey Wardens, un gruppo di soldati d’elite che si distingue quanto ad abilità e coraggio, proteggere le terre dal giogo del male. Tutto ciò non può che farci supporre alcune influenza dettate dal panorama fantasy tolkeniano, punto di riferimento letterario per il genere e con ogni probabilità sfruttato come libera ispirazione per la creazione dei presupposti narrativi e degli scenari cupi.
I ragazzi di BioWare hanno ammesso una notevole contaminazione di tutte le features già sperimentate nei loro lavori passati, sia per quanto concerne la storia che per l’impostazione dei combattimenti così come per la progressione dei personaggi, il tutto ovviamente adattato al panorama di nuova generazione. Sebbene tra Mass Effect e Dragon Age intercorrano molteplici e rilevanti differenze, anche in quest’ultimo caso le scelte multiple avranno un impatto importante, per non dire decisivo, nell’economia della trama e dello sviluppo del personaggio, fornendo soluzioni anche profondamente differenti e distanti tra loro e implicando l’intervento di numerosi parametri di valutazione. Tutte le scelte saranno in incessante evoluzione, gli unici punti fermi il nemico da fronteggiare e l’appartenenza del protagonista alla schiera degli illustri Grey Wardens.
Come si evince dal titolo le ”origini” sono il vero fulcro del gioco e andranno ad influenzare una miriade di altri principi, riguardanti la considerazione di un determinato soggetto così come il suo modo di comportarsi in battaglia. Si inizierà infatti scegliendo una tra le classi disponibili, ma mentre di solito siamo abituati a partire con l’avventura vera e propria, in questo caso si vivranno innanzitutto le radici che si celano alle spalle del personaggio selezionato. I giocatori si renderanno quindi partecipi di alcuni avvenimenti passati, come ad esempio l’ingresso nel nobile ordine al servizio di Re Cailan e tutto ciò non farà altro che veicolare la percezione del mondo con cui si entra in contatto.
Tutti questi fattori peraltro avranno una duplice valenza, andando a determinare al contempo l’indole del personaggio e a stabilire se costui sia prevalentemente pacifico e di buoni intenti o viceversa condizionato dalla malvagità. La scelta delle classi sarà molto ampia e includerà tutte quelle categorie certamente già conosciute da tutti gli appassionati del genere fantasy. Ognuna di esse avrà delle caratteristiche ben delineate, che nella prima sezione di gioco porteranno appunto a modificare anche pesantemente la storia stessa e l’atteggiamento della popolazione che osserva e valuta l’operato dell’eroe. Ad esempio, se selezioneremo il guerriero, tutti gli porteranno fin da subito grande rispetto, mentre l’elfo sarà trattato tendenzialmente come una razza inferiore, al contrario di quanto accade solitamente nella letteratura fantasy tradizionale. Le scelte non risulteranno mai semplici e scontate, quello che può essere positivo per la collettività, potrebbe d’altro canto danneggiare pesantemente una minoranza, e viceversa.