Dragon Age: Origins
Il vero erede di Baldur's Gate.
Le scelte morali si esprimeranno sotto molteplici vesti, rendendo complicato comprendere fino in fondo cosa sia bene e quale scelta celi dietro di sé il male. “Dragon Age: Origins non è solo bianco o nero, ma talvolta possiede anche alcune tonalità di grigio” ha sottolineato Dan Tudge, executive Producer e Project Manager del titolo “. Per esempio c’è una componente legata all’apprezzamento che i compagni nutrono nei vostri confronti, grazie alla quale questi ultimi possono dissentire su determinate decisioni o strategie che intraprendete. Qualora operiate scelte a loro non gradite potrebbero arrabbiarsi o addirittura decidere di lasciare il vostro gruppo”. Ogni personaggio quindi si avvale di una sua spiccata e distintiva personalità, che accrescerà anche la voglia di interagire con le persone, scoprirne le sfumature e le particolarità.
Le meccaniche di combattimento sono estremamente tattiche e i giocatori usufruiranno di nutrite abilità sviluppabili per l’intero corso della storia. Negli scontri che si dispiegano in spazi aperti sarà cruciale mantenere la propria squadra il più possibile unita, per potersi difendere al meglio da qualunque incursione. L’approccio stesso cambierà sempre in rapporto al proprio eroe: un arciere garantisce infatti una miglior copertura dalla lunga distanza a discapito della potenza negli scontri ravvicinati, mentre un mago è in grado non solo di colpire a lungo raggio ma anche di applicare magie curative ai propri compagni feriti, o in alternativa incantesimi alle loro armi atti a renderle più efficaci.
La componente tattica, i movimenti di squadra, l’azione in real time, sono tutte peculiarità che trovano la loro derivazione nei vecchi lavori di BioWare, da Baldur’s Gate allo stesso Neverwinter Nights. La differenza più apprezzabile da questo punto di vista risiede nell’impiego di un comparto grafico in 3D all’avanguardia e nell’occasione di zoomare a piacimento la visuale di gioco o modificarne l’angolazione.
Ulteriore evoluzione è riscontrabile nella cosiddetta meccanica “pause and play”. Dal momento che l’azione si svolge in real time, servirà riflettere attentamente sulle mosse per riuscire a sopravvivere. Per questo è consigliabile mettere in pausa, apportare le dovute modifiche ai propri compagni e solo a lavoro finito tornare nel vivo dell’azione. Proprio in quest’ambito la telecamera diventa quanto mai utile, lasciando la libertà di optare per una visuale d’insieme che identifichi la posizione di tutti gli individui impegnati nello scontro, o viceversa avvicinare l’inquadratura e privilegiare il dettaglio alla globalità della scena.
Le formazioni arriveranno fino ad un massimo di quattro elementi in contemporanea e si potrà skippare agevolmente dall’uno all’altro in base alla necessità. Sarà compito del giocatore saper mettere in campo forze il più possibile bilanciate e in possesso di tecniche di ampio respiro, per far sì che le capacità di ogni membro siano complementari a quelle degli altri. “Una profonda differenza tra Dragon Age: Origins e le nostre precedenti produzioni fantasy è rappresentata dal fatto che quest’ultimo è un mondo completamente nuovo, che Bioware ha costruito da zero, con il suo profondo intreccio e le sue tradizioni, i fan vedranno quindi cose che non hanno mai visto negli altri titoli fantasy” ha affermato lo stesso Tudge. “E’ anche il più cupo e grintoso gioco che abbiamo mai creato, non per niente è pensato per un’utenza matura.