Enslaved: Odyssey to the West
Heavenly Gears of Persia? Sì, grazie!
Ed è in effetti francamente difficile rimanere indifferenti di fronte ad architetture urbane decadute e completamente colonizzate da una flora lussureggiante e rigogliosa, tra giungle di rampicanti e acciaio punteggiate di coloratissimi fiori e grattacieli trasformati in sontuosi giardini verticali. Il fascino innato delle location viene comunque accentuato e impreziosito dal motore grafico, con un Unreal Engine 3 capace di discostarsi come non mai dalla peculiare palette di tonalità grigrio-marroni che troppo spesso lo hanno contraddistinto: Enslaved è infatti un videogame squisitamente variopinto, caratterizzato da cromatismi accesissimi e da contrasti vivaci, che lo rendono uno spettacolo davvero accattivante da guardare.
L'ambientazione indubbiamente particolare non vuole essere ad ogni modo l'unica gioia per gli occhi dei fruitori: come nel caso di Heavenly Sword il focus degli sviluppatori rimane prepotentemente incentrato sull'aspetto narrativo dell'opera, con i protagonisti che passano da personaggi a veri e propri attori virtuali grazie alla recitazione di livello eccellente e all'impressionante lavoro di mimica facciale.
Tutta l'esperienza di una superstar del calibro di Andy Serkis (nientemeno che l'interprete di Gollum ne Il Signore degli Anelli) è stata nuovamente chiamata in causa, e i risultati sono straordinari: tramite elaboratissime sessioni di performance capture, Monkey e Trip hanno completamente perso la freddezza e l'impalpabilità proprie della loro anima digitale per assumere un calore e un'umanità non comuni, percepibili tanto nelle cutscene quanto nelle "ordinarie" interazioni in game.
L'obiettivo dichiarato è infatti quello di creare un'avventura a tutto tondo, un'esperienza a 360 in grado di coinvolgere, intrattenere e addirittura emozionare in virtù di uno spessore e di un'epicità tutti speciali. È stato così attivamente coinvolto nel progetto Alex Garland, autore di The Beach nonché acclamato sceneggiatore di film come 28 Giorni Dopo e Solaris, con lo specifico compito di aggiungere quel quid capace di alzare la qualità dell'impianto narrativo, rendendo Enslaved qualcosa di unico e suggestivamente affine a una grande pellicola cinematografica.
Come forse i più attenti di voi avranno notato ho ad ogni modo parlato di "avventura" e non di "action", poiché una delle principali sorprese scoperte durante l'anteprima europea del gioco riguardava in effetti il genere di appartenenza della fatica di Antoniades e soci. A dispetto delle aspettative soltanto il 30% di Enslaved sarà infatti incentrato sul combattimento nudo e crudo, con il restante 70% diviso tra platforming e risoluzione di enigmi.
Non vi troverete allora alle prese con un combat system spaventosamente evoluto dove la varietà delle combo è un incrollabile dogma, quanto piuttosto a un impianto meno profondo ma comunque all'apparenza tutt'altro che banale, contraddistinto da attacchi deboli e forti, da counter, da mosse per stunnare gli avversari e da simpatiche opportunità di impiegare le armi dei nemici contro se stessi.