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Enslaved: Odyssey to the West

Heavenly Gears of Persia? Sì, grazie!

Una scelta ragionevole e perfettamente comprensibile, contando anche e soprattutto il carattere marcatamente avventuroso di un titolo fondato sull'idea di far divertire l'utente con una spettacolare odissea tutta da vivere, per una sorta di Uncharted meno shooteroso e decisamente più focalizzato sulla storia e sui personaggi.

Le influenze di Enslaved non si limitano ad ogni modo alla saga capolavoro di Naughty Dog: la struttura esplorativo-platformica sembra essere stata presa in maniera piuttosto esplicita da Prince of Persia, con un tripudio di salti e scalate "scriptate" tutto basato sul ritmo piuttosto che sulla precisione al millimetro. Una soluzione che indubbiamente finirà per far discutere, anche in virtù della decisione (a mio avviso clamorosamente errata, specie se si pensa che non per tutti il battesimo videoludico è avvenuto negli ultimi 2 anni con Wii Sports o Assassin's Creed!) di far lampeggiare di un'invasiva luce bianca gli appigli prossimi al vostro avatar, in modo da indicarei costantemente la via da seguire.

Antoniades ha spiegato che uno dei suoi obiettivi è quello di creare un legame affettivo con i personaggi, facendo sì che il giocatore arrivi a voler bene a Trip. Rose rosse confermate come DLC?

Anche le dinamiche duali di Ico sono state evidentemente prese come riferimento, pur apportando robusti cambiamenti alle meccaniche viste e apprezzate nel cult di Fumito Ueda. Enslaved è di fatto la storia di un vincolo (inizialmente forzato, poi via via più armonicamente empatico) tra due personaggi opposti ma complementari: alla forza bruta del solitario e burbero Monkey si contrappone così la fragilità di Trip, capace comunque di fare la differenza con le sue imprescindibili abilità di scout delle location.

Dovrete allora concentrarvi sugli scenari e interagire costantemente con quanto vi circonda, sfruttando la tecnologia di Trip al vostro servizio per aprirvi la via risolvendo puzzle ambientali più o meno complessi o per volgere a vostro favore scontri altrimenti avversi. È importante tuttavia sottolineare che la vostra compagna sarà costantemente in grado di badare a se stessa, risparmiandovi tediose manovre di micromanagement volte a preservare l'incolumità di un'idiota artificiale. Insomma attenzione e protezione sì, ma senza eccessi frustranti (anche perché il rapporto tra i protagonisti è e rimane di interdipendenza e di reciprocità e non di soccorso ad una via).

Con la sua alchimia di elementi di game design di successo, il suo affascinante esotismo e la sua teatralità Hollywoodiana (il lavoro in termini di inquadrature è davvero degno di nota, con soluzioni registiche un filino più accattivanti degli abusatissimi rallenty da action movie di terza categoria), Enslaved sembra essere un videogame con tutte le carte in regola per stupire e per regalare un'esperienza indimenticabile. Tenetelo decisamente d'occhio, la riscossa dei Ninja Theory potrebbe essere grandiosa.