Skip to main content

Fable III

Dov’eravamo rimasti?

Eccomi qui, davanti a una tastiera pronto a raccontarvi l'ultima fantasia di Peter Molyneux, che fa parte dell'affollato calendario d'uscite di questo primo scorcio d'autunno. Per molti Fable III rappresenterà il culmine della stagione videoludica, a prescindere da quello che io potrò scrivere nelle prossime pagine. Per altri, invece, sarà solo uno di quei titoli che rientrano nelle categorie "da recuperare quando lo troverò usato" o "lo prenderò quando si abbasserà di prezzo".

Fate la scelta che preferite ma vi chiedo solo una cosa: non partite prevenuti con questo gioco solo perché le promesse precedenti non sono state mantenute al 100%. Fable III è un titolo con alcuni difetti, che vi spiegherò più avanti, e alla fin fine non si discosta molto dai suoi predecessori, almeno nella sua prima parte, ma merita comunque attenzione e rispetto per quello che sa regalare a chi ha voglia di "ascoltarlo".

Potrei (e potrete) dire tutto di questo gioco, ma su una cosa alla fine sarete quasi sicuramente d'accordo con me: ogni angolo di Albion e ogni singolo istante dell'esperienza che vi apprestate a vivere trasuda della passione e dell'amore di chi ci ha lavorato in questi anni. Fable probabilmente non sarà mai migliore di così e se quello che state cercando è qualcosa di assolutamente rivoluzionario, forse è meglio che smettiate di leggere ora e decidiate di destinare quei 65 euro a qualcos'altro...

L'assalto a Mourningwood Fort.

Bene, se siete ancora qui vuol dire che un po' di fiducia in questo gioco ce l'avete ancora e sapete che vi dico? Sono orgoglioso di voi, perché non avete mollato il colpo in attesa dei prossimi sparatutto o racing game impeccabili dal punto di vista tecnico ma con poca anima.

Ma bando ai sentimentalismi e parliamo di Fable III. Quello che ho vissuto in questi ultimi giorni e che mi ha impegnato per oltre 25 ore è un gioco dalla doppia faccia. I primi 2/3 dell'avventura sono sostanzialmente simili a Fable II, con alcuni aggiustamenti per quanto riguarda l'interfaccia e il sistema di gioco, che il sottoscritto ha apprezzato non poco.

Tranquilli, non vi racconterò nulla della trama che comunque posso dire di aver gradito più di quella del precedente capitolo, grazie a una complessità degli eventi nettamente maggiore. Probabilmente non meriterà l'Oscar per la migliore sceneggiatura dell'anno ma non disdegna qualche bel colpo di scena fin dall'inizio.

Gli eventi narrati seguono di circa cinquant'anni quelli di Fable II e in tutto questo tempo gran parte di quello che ricordavamo è decisamente cambiato. Albion non è più quella tavolozza di colori e luci a cui eravamo abituati, il progresso avanza e con esso la cupidigia di uomini malvagi che posseggono l'arma più devastante di tutti i tempi: il potere.

Anche gli scenari in cui ci si imbatte in Fable III hanno un'atmosfera decisamente diversa dal "solito". In alcuni momenti la sensazione di trovarsi dentro un romanzo di Dickens con scenografie curate da Tim Burton in persona è molto forte, ma Molyneux ha anche voluto concedersi qualche variante inaspettata... anche se non proprio originale. Prendete ad esempio Aurora, uno dei continenti che visiterete ben oltre metà gioco. Vi sfido a non vederci un riflesso di Avatar, non solo nel nome (che richiama quello del pianeta in cui era ambientato il film), ma anche negli scenari e negli occhi del popolo che lo abita.