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Fist of the North Star: Ken's Rage

La scuola di Hokuto affronta la sfida più difficile.

Di tanto in tanto i combattimenti sono intramezzati da piccoli enigmi o brevi fasi platform, la cui pessima realizzazione porta purtroppo a un'inevitabile, semplice domanda: ce n'era davvero bisogno? No, assolutamente no, ma per fortuna tali fasi sono così rare da non rappresentare un vero problema.

Il combat system è purtroppo un po' macchinoso e denota qualche piccolo problema quando ci si trova a dover mirare un singolo nemico (specie all'inizio quando non si conosce ancora il modo per concatenare gli attacchi), ma ha dalla sua una buona quantità di mosse per ognuno dei personaggi proposti. Gran parte delle tecniche più potenti sono infatti visivamente splendide e davvero efficaci contro qualsiasi nemico, boss inclusi, ma quest'aspetto non è tuttavia sufficiente per far sì che i combattimenti risultino fluidi e appaganti tanto quanto quelli della serie animata.

L'esperienza è quindi chiaramente all'insegna della massima ripetitività, con infiniti combattimenti contro orde di nemici incapaci di infliggere particolari danni ai personaggi utilizzati, ma non è forse vero che anche il manga e l'anime evidenziano la medesima natura sotto il profilo dell'azione? Questa particolare caratteristica non ha mai rappresentato un problema per coloro che col tempo hanno cominciato a nutrire un certo interesse verso il brand.

Le tecniche speciali possono essere assegnate al proprio personaggio e richiamate col d-pad.
Il titolo permette di ridurre il livello di violenza rappresentato durante gli scontri, ma chi vorrebbe mai usarla?

Ma non tutti sono cresciuti a "pane e Hokuto", e questo significa che nel caso in cui non abbiate mai visto una puntata della serie animata o letto un volume del manga (esiste davvero qualcuno di così sfortunato?), dovrete sopportare un costante senso di noia e monotonia che vi accompagnerà lungo tutto il corso dell'avventura. Come se non bastasse, alcuni combattimenti possono rivelarsi piuttosto complessi e difficili (anche a fronte della quantità di nemici che, spesso, si è costretti ad affrontare simultaneamente), un aspetto questo che potrebbe suscitare una certa frustrazione nei giocatori meno abili.

Alla luce di quanto detto fin'ora, vale dunque la pena di spendere 69 euro per portarsi a casa un titolo di cui non si conosce assolutamente la trama o i carismatici protagonisti? Credo che possiate tranquillamente rispondere a questa domanda senza alcun indizio da parte del sottoscritto.

La modalità storia non è tuttavia l'unica fonte di divertimento per gli aficionado; come anticipatovi in apertura, il titolo dispone anche di una seconda modalità, denominata Sogno, le cui dinamiche potrebbero stuzzicare il vostro interesse molto più di quanto possiate immagine.

Come suggerisce il suo stesso nome, la modalità in questione permette di esplorare potenziali realtà alternative in cui le situazioni che abbiamo imparato a conoscere e amare nel corso degli anni potrebbero essere rivoluzionate del tutto.

Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se le stelle di Nanto avessero unito le forze per contrastare la Sacra Scuola di Hokuto? O cosa avrebbe comportato l'eventuale sopravvivenza di Jagger per gli altri combattenti? La modalità sogno fornirà una risposta a questi e a molti altri interrogativi che potreste esservi posti nel corso degli anni.

Ecco alcune delle tecniche più devastanti di Kenshiro.

La struttura è quella tipica di Dynasty Warriors con guardiani a capo di specifiche aree e vaste mappe ben visibili sin dall'inizio, mettendo quindi il personaggio scelto nella condizione di dover conquistare le basi nemiche disseminate lungo lo scenario di turno, al fine di estendere progressivamente il proprio dominio territoriale. Non il massimo dell'originalità, quindi, ma pur sempre un ulteriore scusa per trascorrere un altro po' di tempo in compagnia di Kenshiro e compagni.

Indipendentemente dalla modalità selezionata, l'esperienza di gioco è poi impreziosita dalla Mappa dei Meridiani, un sistema di progressione dei personaggi molto simile alla sferografia di Final Fantasy, le cui dinamiche si dimostrano determinanti per limitare la monotonia di un gameplay altrimenti incapace di fornire reali stimoli a lungo termine.

Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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