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Homefront

L'America si ribella in single-player.

Recarsi alla presentazione di un videogioco e trovarsi di fronte a un ristorante coreano può confondere le idee. Tutto però torna al suo posto se il gioco in questione è Homefront, FPS ambientato in un possibile 2027 dove proprio la Corea, riunita sotto un unico vessillo, ha messo in ginocchio la nazione più orgogliosa del pianeta. L'introduzione di Jeremy Greiner, Community Manager di Kaos Studios, è servita a illustrare la trama del gioco e ad affermare che proprio nella storia è da inquadrarsi uno dei punti di forza di Homefront.

Si obietterà che l'America è stata invasa miliardi di volte nella storia videoludica, ma c'è un sottile dettaglio che, secondo gli autori, fa la differenza. In tutti gli altri casi il popolo a stelle e strisce combatteva strenuamente per salvare il paese difendendone i confini e flettendo i muscoli della propria potenza bellica. In Homefront ci viene offerta una prospettiva del tutto diversa.

I nostri compagni in azione. Gente che sa come cavarsela.

Qui l'America è una nazione già sconfitta che sperimenta sulla propria pelle gli orrori di un'occupazione aggressiva e spietata. I grandi stadi che un tempo ospitavano il Superbowl sono ora spazi che accolgono prigionieri e campi di lavoro, la nazione è in rovina e il regime che la governa è violento e brutale. L'ipotesi è effettivamente abbastanza inquietante.

A differenza dell'hands on precedente, incentrato sulla modalità multiplayer, la presentazione stavolta è stata dedicata alla campagna per giocatore singolo. Abbiamo avuto quindi la possibilità di giocare tutto il primo capitolo, sebbene con l'accortezza di considerare che tutto è in fase pre-alpha, con una schiera di tester occupati a scovare bug al ritmo di 200 al giorno e tre mesi di tempo per trovarli tutti.

Quello che abbiamo visto, quindi, non è che un gioiello ancora imperfetto ma che ci auguriamo possa presto luccicare quando sarà pronto a misurarsi con una concorrenza che non potrebbe essere più agguerrita. L'arena degli FPS, del resto, è una delle più popolate e ricche di contendenti di grosso calibro.

Homefront mette subito in chiaro la situazione già dalle prime battute, dove un'irruzione delle forze militari coreane in casa nostra viene usata come tema per il filmato d'apertura, che si osserva in prima persona. A suon di urla, spintoni e calci di mitragliatore in faccia, veniamo scaraventati giù dalle scale e gettati in un autobus destinato a condurci in qualche luogo dove, presumibilmente, staremo molto peggio di come stiamo ora.

Il tragitto serve per poter guardare fuori dai finestrini e vedere le milizie coreane all'opera sulla popolazione civile inerme, che i soldati si divertono a pestare e maltrattare facendo schizzare sangue americano sui vetri del bus. Niente da dire, se l'intento era quello di farci odiare l'oppressore le cose non potevano cominciare meglio di così. L'introduzione si conclude col veicolo che salta per aria e noi che veniamo tirati fuori da un gruppo di combattenti che appartengono alla resistenza. Ci si ritrova con una pistola in mano e si comincia l'avventura.

Il protagonista, cioè l'alter ego del giocatore, è di quelli che non parlano. La trama viene portata avanti dai commenti dei personaggi che ci accompagnano nel corso del livello e a giudicare dal loro vocabolario questo non sarà un gioco per i più piccoli.

Avatar di Mike Ortolani
Mike Ortolani: Dopo un passato di musicista, incontra il buon Silvestri che lo coinvolge con Eurogamer. Mike ne è entusiasta, ma nel suo animo è ancora abbastanza sicuro di essere un musicista.
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Homefront

PS3, Xbox 360, PC

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