Julien Bachand, il pro player che non t'aspetti - intervista
A tu per tu con DocPwn, un campione di Hearthstone molto poco convenzionale.
Nella vita non si può mai dire, dalle grandi alle piccole cose, e la mia intervista a Julien Bachand, DocPwn per gli amici, ne è la conferma. Lo ammetto, prima dell'HCT Winter Championship di quest'anno non lo conoscevo, e non credo neppure di essere stato l'unico, dato che lui stesso si è definito un outsider al campionato tenutosi settimana scorsa a Nassau, alle Bahamas. Per cui, quando mi sono trovato a intervistarlo, mi aspettavo il solito pro player che s'allena 24 ore su 24 ore, e nella cui vita c'è spazio solo per Hearthstone.
E invece mi sbagliavo. Julien Bachand è infatti un talento naturale, uno che ha iniziato a giocare da poco e che nella vita ha un lavoro, una fidanzata, gli amici e che gioca giusto qualche ora al giorno. Uno che prima del torneo non aveva neanche un canale Twitch, "perché non sono abbastanza famoso e non lo guarderebbe nessuno". Eppure uno che è riuscito a vincere su Pavel "Pavel" Beltukov, campione uscente del 2016 Hearthstone World Championship. Che a 32 anni, era dato per vittima sacrificale contro il ragazzino prodigio di Ekaterinburg, Russia, e che invece s'è intascato un assegno da 20mila dollari.
Insomma, credo che ormai vi sia chiaro per quale ragione ho deciso di proporvi questa intervista a Julien Bachand. Perché nella vita non si può mai dire, senz'altro, ma anche perché per arrivare a grandi risultati non necessariamente si deve percorrere tutti la stessa strada...
Eurogamer.it: Qual è il percorso professionale che ti ha portato ad Hearthstone? In quali altri giochi ti sei cimentato precedentemente?
Julien Bachand: Ho iniziato a giocare ad Hearthstone due anni fa. Il primo anno l'ho passato giocando per divertimento, poi ho provato la modalità competitiva e... beh, non m'è sembrata poi così "competitiva". Sono andato due volte alle qualifiche per questo torneo, ma ho fallito perché non avevo nessuno con cui allenarmi. Poi qualche mese fa ho iniziato a impegnarmi seriamente ed eccomi qui.
Eurogamer.it: Il che, permettimi, mi pare un risultato notevole. Quante ore ti alleni ogni giorno?
Julien Bachand: Ti direi 2 ore al giorno, ma ci sono delle volte in cui non riesco ad allenarmi del tutto. Considera che ho una compagna e degli amici coi quali passare il tempo, e che mi piace fare sport. E poi ho anche un lavoro da 35 ore settimanali, che mi porta via altro tempo. Per cui ci sono giorni in cui non gioco proprio, altri in cui gioco 5 ore, altri un'oretta...
Eurogamer.it: Il che mi sembra una routine molto diversa da quella del tipico giocatore professionista: ti alzi la mattina, vai al lavoro, torni a casa e quando hai tempo ti alleni...
Julien Bachand: Esattamente. Torno a casa e alle volte faccio da mangiare io, sto con la mia ragazza, guardo un po' di hockey o di football in televisione, e gioco ad Hearthstone nel tempo che mi resta libero tra la 10 di sera e le 2 del mattino.
Eurogamer.it: Con così poco tempo a disposizione, quanto credi di poter migliorare?
Julien Bachand: Ci sono molte cose che posso migliorare. Innanzitutto perché, per l'appunto, non ho l'esperienza che hanno gli altri pro player, quindi ci sono ancore molte cose, molti trucchi che devo ancora imparare. Loro sanno cose che io ancora non so. E poi finalmente adesso ho un partner col quale allenarmi, anche lui un giocatore professionista, che mi spiega concetti che finora mi sfuggivano. E poi parlo molto con la gente, la guardo molto giocare, cerco insomma di imparare le cose a modo mio.
Quanto faccio errori cerco di comprenderli e di non ripeterli. E adesso ho iniziato ad analizzare le mie partite, confrontandole con quelle dei pro player quando gareggiano nei tornei più importanti, cercando di capire le ragioni dietro a delle chiamate che io magari non farei.
Eurogamer.it: Quant'è importante la matematica per primeggiare in un gioco come Hearthstone?
Julien Bachand: Hearthstone è un gioco dove conta molto il caso, dove l'avversario in apertura ha delle carte che tu non hai. Per me è molto importante capire quali carte abbia in mano l'altro, e cerco di intuirlo dal gioco che fa. Si comporta in un modo? È probabile che abbia quella carta. Si comporta diversamente? È probabile che abbia in mano quell'altra carta.
Alla fine Hearthstone ha delle dinamiche che non sono troppo dissimili da quelle del poker: bisogna saper leggere la mano dell'avversario. Poi, certo, la matematica riveste una grande importanza ma per essere dei giocatori professionisti secondo me è più importante l'intuito.
Eurogamer.it: Qualche anno fa il poker è diventato una moda, che ora però pare essersi un po' spenta. Pensi che Hearthstone abbia la potenzialità per divenire il nuovo poker agli occhi delle masse?
Julien Bachand: Forse gli esport non resteranno un fenomeno di nicchia come adesso, forse le masse inizieranno a interessarsi seriamente ai videogiochi. E chissà, ci saranno sempre più canali televisivi dedicati ad essi. Credo che Hearthstone abbia buone possibilità per divenire il nuovo poker, anche se adesso le due realtà sono molto distanti.
Eurogamer.it: A differenza degli altri esport, Hearthstone è un gioco molto lento. Il che virtualmente ti permette di avere una carriera molto più longeva rispetto a un campione di League of Legends o di Call of Duty. O no?
Julien Bachand: È vero, Hearthstone non è un gioco di riflessi come MOBA, RTS o FPS. È un gioco di carte come appunto il poker, i cui professionisti competono per anni e si evolvono insieme al gioco. Ed è anche la ragione per cui ho mollato tutti gli altri esport, nei quali ero bravo senza però eccellere. Quali in particolare? Ero molto bravo a StarCraft e sono stato ancora più bravo League of Legends, ma essere un giocatore Diamond è sì un buon risultato, ma è nulla rispetto a quello che i giovani coreani possono fare. Non c'è modo che io possa più essere bravo e veloce come loro, per cui quando un mio amico mi ha fatto vedere Hearthstone ho colto subito la palla al balzo.
Eurogamer.it: Gioco ad Hearthstone dall'alpha e sono arrivato al massimo al rank 4, tu in due anni sei arrivato a essere finalista a un torneo di rilievo. Un po' t'invidio, un po' ti ammiro per il talento che hai dimostrato.
Julien Bachand: Il mio cervello è... 'formattato', se posso usare questo termine, per i giochi mentali. Quando ero piccolo ho fatto scacchi per molti anni, e ti posso garantire che sono molto più difficili di Hearthstone. E poi, come ti dicevo, gioco competitivo da sempre. Dev'essere per questo che sono diventato Leggendario ad Hearthstone dopo due mesi (e qui il rosik s'impenna, ndSS). Ho amici che giocano da prima di me e che non ci sono mai riusciti, mentre per me ora questo rank è ogni mese una pura formalità. Entrare nella top 100 del Legendary, ecco, questa sì che invece è una sfida.
Eurogamer.it: Dopo essermi abituato alle folle oceaniche dei tornei della Blizzcon, ammetto di essermi trovato spiazzato di fronte al format 'per pochi intimi' dell'HCT Winter Championship di Nassau. Tu dov'è che senti di rendere al meglio: davanti a migliaia di spettatori o nella quiete di un evento di questo tipo?
Julien Bachand: Il 2017 HCT Winter Championship è stato per me un bell'evento, in quanto ho avuto un contatto diretto con lo staff di Blizzard, che ci ha seguito ottimamente. Ma alla fine non cambia molto, perché anche se qui a Nassau erano pochi gli spettatori in sala, ce n'erano centinaia di migliaia che ci seguivano in streaming, e ti assicuro che il solo pensarci fa salire non poco la pressione.
Eurogamer.it: Ultima domanda: di fronte a quello che prendono gli sportivi 'tradizionali', un primo premio da 60mila dollari per un torneo di questo calibro non sembra poi molto. Il volume d'affari generato da Hearthstone è sufficiente a garantire a un player una vita da professionista o la scena è destinata a restare in mano ai più giovani anche per questioni economiche?
Julien Bachand: Diciamo che vivere solo coi montepremi è dura, anche perché non è che uno possa vincere sempre. Il discorso cambia se si fa parte di un team, che si fa carico delle spese vive e soprattutto delle trasferte. E poi conta anche fare streaming: quelli grossi su Twitch guadagnano davvero molti soldi grazie alle donazioni.
Eurogamer.it: Perché, scusa, tu non ce l'hai un canale su Twitch?
Julien Bachand: No, non sono abbastanza famoso e non lo guarderebbe nessuno. Ecco, magari dopo il bel risultato di questo torneo il canale lo apro. Quando torno a casa ci penso su.
Caro Julien, sappi che uno spettatore l'hai già conquistato!