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Kane & Lynch 2: Dog Days

Paura e delirio a Shanghai.

“Non tutte le ciambelle riescono col buco”: un antico adagio, questo, adattabile a qualsiasi frangente della nostra vita e che a livello videoludico trova un valido esempio nel primo Kane & Lynch. Il gioco, uscito nel 2007 con etichetta Eidos, a dispetto di un duo di protagonisti tra i più intriganti degli ultimi anni, degli artwork di copertina tra i più belli di tutti i tempi e di alcuni momenti davvero ispirati, si rivelò purtroppo un autentico fiasco sia di pubblico che di critica.

A dispetto però di un 65 che tutt’oggi campeggia sulle pagine di Metacritics, valore assimilabile più a una pietra tombale che non a una media aritmetica che induca a ponderare un sequel, i ragazzi di IO Interactive dimostrando una certa caparbietà tornano sul luogo del delitto con un Kane & Lynch 2 che sa molto di rivincita. Verso il destino del suo predecessore, indubbiamente, ma anche nei confronti di un publisher che, è cosa nota, costrinse gli sviluppatori danesi a buttare sul mercato un prodotto largamente incompleto. Sia chiaro, tra la Square Enix di oggi e la Eidos di ieri la distanza è comunque breve, eppure i recenti risultati conseguiti dal colosso nipponico lasciano supporre un approccio al mercato ora meno spregiudicato.

L'unico modo di interagire coi nemici sarà usarli come scudi umani. Niente combattimenti corpo a corpo!

Fatte queste premesse è dunque ora di parlare di K&L2, e per farlo credo si debba tornare con la memoria al suo predecessore, e precisamente al livello ambientato in una discoteca di Tokyo. In quella sequenza che all’epoca venne riproposta in tutte le recensioni e in tutti i filmati disponibili, si può forse scorgere il germoglio dal quale è fiorito il gioco che ho testato solo che qualche minuto fa.

Vuoi per l’ambientazione orientale, vuoi per quella ricercatezza estetica riscontrabile in qualsiasi dettaglio e sotto qualsiasi angolazione, in quei “trendissimi” 10 minuti spesi sulle piste da ballo a sparare possiamo ritrovare lo spirito di un gioco che, salvo imprevisti, troveremo sugli scaffali dei negozi il prossimo 27 (o 28) di agosto.

Quando infatti si finiva per fuggire dal locale ormai deserto, dandosi alla fuga in notturna per i tetti, era possibile notare, appena accennata, una grana dell’immagine nella quale qualsiasi cinefilo trovò un omaggio al grande regista Michael Mann, autore di film quali Collateral e Miami Vice. In essi infatti il look & feel è quello delle riprese fatte a mano con la videocamera digitale, dove i neri sono sgranati, la compressione dell’immagine provoca qualche spixellatura nelle scene più concitate, e quasi si fa fatica a mettere fuoco il soggetto dell’inquadratura, mai stabile e spesso mossa, a volere rendere l’idea di un operatore che si trovi dentro l’azione stessa.

Il folle duo di IO Interactive mette a ferro e fuoco le strade di Shanghai in questo bellissimo filmato.

Ebbene, questi che ho appena elencato non erano solo i prodromi di K&L2 visibili nella discoteca giapponese del primo episodio, ma i dogmi attorno ai quali ruota l’intero impianto estetico del suo erede. I film coi quali è immediato trarre un parallelo sono, oltre ai due già citati di Michael Mann, anche Natural Born Killers per la follia e la spietatezza dei protagonisti, Le Iene per l’altissimo tasso di violenza presente nel gioco e anche, a mio modestissimo parere, lo sconosciuto Il Cameraman e l’Assassino per la “presenza fisica” della regia. In K&L2, infatti, le inquadrature non sono mai anonime e semplicemente funzionali al gameplay, bensì quasi umane, “personali”, come se dietro ai due soggetti vi fosse un terzo uomo, invisibile perché dietro la telecamera, che ne riprende le gesta come fosse un reporter di guerra.