Knights Contract
Un'altra occasione sprecata.
Se c'è una software house nipponica da cui ci aspettiamo sempre qualcosa di interessante, questa è Game Republic, guidata Yoshiki Okamoto e già responsabile di una serie di prodotti promettenti ma mai perfetti.
Pur essendo in grado di partorire idee affascinanti, questo gruppo non si è mai rivelato in grado di sfruttarle pienamente, tanto che molti dei suoi titoli hanno finito col rivelarsi le più classiche delle occasioni mancate.
Molti di noi, qui in redazione, sono rimasti affascinati da Folklore (nonostante alcune pecche a livello di design), e perfino dal sottovalutato Majin and the Forsaken Kingdom. Questa volta il gruppo di Okamoto torna a cimentarsi nel campo dei giochi d'azione, con un gioco che, ancora una volta, ci lascia con l'amaro in bocca.
Come accade spesso con le produzioni di Game Republic, anche nel caso di Knights Contract le premesse, l'ambientazione e l'atmosfera generale sono affascinanti, ma la realizzazione finale dell'intero progetto non si rivela all'altezza delle aspettative.
In sostanza ci troviamo di fronte a un hack 'n slash dei più classici, dove nei panni del solito omaccione armato di un improbabile oggetto enorme e accuratamente affilato (una falce, giusto per essere precisi) è necessario farsi strada attraverso centinaia di creature bramose di tingere le ambientazioni con il proprio sangue.
La variabile che differenzia Knights Contract dai vari cloni di God of War è la presenza di un secondo personaggio all'interno della formula di base, più precisamente di una fragile strega a cui l'antieroe di turno è indissolubilmente legato.
Senza rivelare nulla della trama (a tratti piuttosto interessante e sicuramente meritevole di essere scoperta frammento dopo frammento), sappiate che una volta avviata la partita vestirete i panni di Heinrich, ex boia costretto ad affrontare un pericoloso viaggio nel tentativo di spezzare la maledizione che grava su di lui e, incidentalmente, di frenare le folli ambizioni del Dr. Faust, reso eternamente giovane in seguito a un rito soprannaturale.
A causa di un maleficio Heinrich non può essere ucciso, e finisce col ritrovarsi indissolubilmente legato alla vita di Gretchen attraverso un contratto spirituale: alla morte di Gretchen corrisponde la fine della partita, con l'inevitabile schermata di Game Over. L'idea in sé non è affatto male, visto che costringe il giocatore a impostare le proprie strategie in modo diverso dal solito, ma la realizzazione tecnica generalmente insufficiente rende il prodotto finale meno godibile di quanto avrebbe potuto essere.
In sostanza si vestono sempre i panni di Heinrich, e si deve fare l'impossibile per eliminare le orde di creature demoniache scatenate da Faust e dal suo esercito di streghe malefiche, assicurandosi al tempo stesso di proteggere Gretchen.
La piccola strega, di fatto, pur essendo in grado di lanciare potenti incantesimi non può badare a se stessa, costringendo il giocatore a fare gli straordinari per tenere in pugno la situazione. Alla base dell'intero gameplay c'è l'interazione fra i due personaggi, che sfortunatamente presenta più di un punto cieco.