L.A. Noire
Il cuore oscuro di Los Angeles.
Combinate questa nuova tecnica con il più classico dei motion capture e con la recitazione di un cast di tutto rispetto (Aaron Staton, attore del serial Mad Men, veste i panni di Phelps) e otterrete qualcosa che, se non fosse un videogioco, farebbe un gran successo al botteghino.
Dopo il briefing arriva finalmente il momento di visitare la scena del crimine. Potrete scegliere se guidare voi o lasciare il volante al collega. Durante il tragitto è impossibile non notare la consueta maniacale cura che Rockstar ripone nel ricreare le sue città virtuali, un vero marchio di fabbrica. Cartelloni pubblicitari, asfalto, macchine, passanti, negozi, luoghi famosi... tutta Los Angeles è riprodotta con la massima fedeltà ed è pronta per essere esplorata.
Una volta arrivati a destinazione è il momento di iniziare una delle due fasi più importanti del gioco: la raccolta delle prove. Per aiutare il giocatore, gli sviluppatori hanno pensato ad un paio di soluzioni che aiutino a scovare gli indizi, senza ricorrere a soluzioni poco realistiche come oggetti luminescenti o interfacce particolari. Un particolare tema musicale indica che sulla scena ci sono oggetti che non avete ancora raccolto, così saprete subito dove cercare senza perdere tempo. Inoltre potrete osservare se il vostro collega esamina degli oggetti particolari o in che direzione sta guardando il vostro alter ego.
Una volta trovato l'oggetto potrete esaminarlo più da vicino facendolo ruotare con gli stick analogici, se sono presenti dettagli particolari verranno subito evidenziati e annotati. Ogni nota, indizio, dubbio, sospetto o testimone verrà scritto nel vostro taccuino, vero e proprio database del caso, che potete richiamare in ogni momento per vedere se vi è sfuggito qualcosa.
Analizzando la macchina incidentata, ad esempio, troveremo un paio di mutandine strappate, una lettera in cui una madre cerca di convincere la figlia a tornare a casa ed una strana testa indigena che blocca l'acceleratore. Parlando col coroner scopriremo inoltre che la guidatrice, una famosa attrice, è sotto l'evidente effetto di narcotici. Qualcosa decisamente non torna, è arrivato il momento di passare alla seconda fase più importante di ogni investigazione: gli interrogatori.
Ogni interrogatorio è composto da quattro o cinque domande, basate sugli indizi che abbiamo raccolto e su quanto sappiamo del caso. Tuttavia, invece di scegliere quale domanda fare, potremo solo decidere la nostra reazione ad ogni risposta dell'interrogato.
Le scelte disponibili sono tre: potremo credere alla risposta, dubitarne e forzare la mano con un tono più deciso, o essere ancora più diretti e sconfessare la risposta con le prove a nostra disposizione. Questa fase è resa particolarmente interessante e realistica grazie alla tecnica del MotionScan, l'accuratezza delle espressioni permette infatti di valutare se il nostro interlocutore sta dicendo la verità o ha qualcosa da nascondere, e starà a noi giudicare i segnali non verbali che ci invia.
Un sorriso nervoso, il tono della voce, una mascella serrata, uno sguardo sfuggente, possono nascondere una verità che fatica a venire fuori e ovviamente non tutti i sospettati sono un libro aperto. Capiteranno anche delle vere e proprie "facce di bronzo" che potremo smascherare solo con un solido impianto accusatorio.