L.A. Noire
Un punto in più per l’arte.
Ci sono momenti in cui la vita procede sui soliti binari. Nessuna nuova, buona nuova, si dice, però ogni tanto, in un angolo della nostra coscienza, una voce appena avvertibile ci sussurra all'orecchio che là fuori potrebbe esserci qualcosa di diverso e che è giunto il momento di iniziare a cercarlo.
Quanto appena scritto può essere adattato, seppure con connotati meno esistenzialisti, anche al mondo dei videogiochi. Viviamo da così tanti anni in un contesto dominato da sequel e prequel delle stesse licenze, da esserci convinti che la normalità sia divertirsi con piccole variazioni sul tema degli stessi gameplay, anziché con vere e proprie novità.
Anche in questo caso, però, all'orecchio del videogiocatore di lungo corso giunge ancora una volta la solita vocina, pronta a suggerire che persino oggi un medium ormai maturo come quello dei videogame può offrire qualcosa di nuovo. Che potrebbe esserci qualcosa di diverso e che è giunto il momento di cercarlo...
Ma se nella vita di tutti i giorni non sempre si è così fortunati da conseguire quei cambiamenti che desideriamo, quando si parla di videogiochi è tutto molto più semplice: i mondi alternativi che andiamo cercando sono lì, a portata di mano, in cambio di una modica cifra. Se solo fosse sempre così facile...
Per nostra fortuna, comunque, esiste Rockstar Games, che dopo avere rivoluzionato il mondo dei videogame con Grand Theft Auto e deliziato i palati più fini con l'immenso Red Dead Redemption, torna quest'anno agli onori della cronaca con L.A. Noire, free roaming poliziesco del quale vi ho già scritto una preview qualche mese fa.
Il titolo sviluppato da Team Bondi si impernia su un'innovativa tecnica di motion capture che registra non solo i corpi ma anche i volti degli attori, che vengono quindi trasposti digitalmente su schermo, conferendo loro un'espressività mai vista prima. Ciò ci tornerà particolarmente utile perché, trovandoci di fronte a un titolo investigativo, condurremo più volte degli interrogatori durante in quali un'attenta osservazione della mimica facciale si rivelerà fondamentale.
A dire il vero, soprattutto nelle prime missioni, i nostri interlocutori accentueranno non poco le loro emozioni, al punto che verrà facile pensare che il titolo sia semplice da risolversi. D'altronde, io stesso dopo il mio hands-on londinese ero tornato a casa con più di qualche dubbio in proposito. In realtà, provando il gioco nella sua interezza, ci si accorge presto che l'errore è sempre dietro l'angolo e che capire se chi abbiamo di fronte ci sta mentendo o meno, è tutto fuorché facile.
Questo nonostante le variabili di cui tenere conto siano state ridotte a uso e consumo del giocatore, come potrà notare chiunque guardi la serie TV "Lie to Me", che vede come guest star il grande Tim Roth: in L.A. Noire infatti l'attenzione è riposta nel volto dell'interrogato, tralasciando i movimenti di mani e gambe che diversamente andrebbero considerati.
In nostro parziale soccorso verrà comunque l'inseparabile taccuino, sul quale annoteremo automaticamente tutti gli indizi rilevanti sull'indagine in corso. Esso sarà consultabile durante gli interrogatori (mentre lo facciamo sarà anche possibile alzare lo sguardo verso il sospetto, per vedere come sta reagendo) e servirà a ricordarci persone, luoghi e prove con cui incastrare l'indiziato.
L.A. Noire, però, è un gioco dalla sceneggiatura tutt'altro che elementare, e alcuni casi ci proporranno una tale mole di indizi che sarà difficile raccapezzarsi. Già, perché durante un interrogatorio a nostra disposizione avremo tre alternative: Verità, Dubbio o Bugia.