La vita dopo Halo
Bungie ci parla di Reach e del futuro con Activision.
Microsoft possiede il marchio Halo sin da quando ha acquistato Bungie nel 1999, per cui questo è sempre stato il loro universo, il loro franchise. Qualche anno fa, però, abbiamo riacquistato la nostra indipendenza, mantenendo un accordo con Microsoft che ci ha permesso di produrre per loro ODST e ora Reach.
Quando abbiamo deciso di staccarci da Microsoft, non solo avevamo già in mente cosa sarebbe stato di Halo, ma anche quello che avremmo voluto fare dopo. Negli ultimi 18/24 mesi abbiamo avuto un team che ha lavorato al nostro prossimo progetto; ha operato in scala ridotta, perché il grosso delle nostre risorse era dedicato a Reach, ma ha operato in parallelo.
Insomma, questa è la strada che sapevamo già da tempo di volere seguire, l’unica cosa ancora da definire era a quale publisher ci saremmo appoggiati successivamente, ma la rotta era stata già tracciata.
È una combinazione di cose: amiamo ancora il mondo di Halo, ovviamente, ma abbiamo gente che dopo 12 anni sullo stesso prodotto sente il bisogno di nuove esperienze. Va poi detto che c’è una bella differenza tra lavorare su un franchise del quale si detiene la proprietà e lavorare invece a una serie la cui proprietà intellettuale è di un altro. L’idea di diventare una compagnia indipendente è quindi diventata sempre più attraente, rispetto al lavorare a un gioco altrui.
Sì, è stata una condizione fondamentale che abbiamo posto a tutti i publisher ai quali ci siamo rivolti, tra le quali c’è stata anche la stessa Microsoft.
Diciamo che Activision è quella che ci ha offerto l’accordo più vantaggioso in termini contrattuali.
Vorrei però precisare che il fatto che questo sia il nostro ultimo Halo ci ha spinto a dare il massimo per concludere la serie nel migliore dei modi. Siamo ovviamente eccitati all’idea di lavorare a qualcosa di nuovo, ma siamo anche dispiaciuti di abbandonare un universo così affascinante come quello che abbiamo creato.
Beh, non abbiamo ancora finito con Reach, eh?
Per la maggior parte di noi non è cambiato nulla, perché sta lavorando a Reach da tre anni. Il sentimento diffuso comunque è una sorta di ansietà, unita alla voglia di concludere quello che sarà il gioco più importante della nostra storia.
Al tempo stesso siamo anche eccitati dall’idea di ciò che ci aspetta, un nuovo capitolo della nostra vita. Per molti di noi, me incluso, alla fine di questo press tour ci sarà un trasloco in dei nuovi uffici. È una ripartenza per il nostro studio e non vediamo l’ora di iniziare. Dovendo descrivere l’insieme delle due sensazioni, direi che è qualcosa di dolce e di amaro al tempo stesso.
Si è quindi conclusa con questo inaspettato risvolto intimista l’intervista a Bungie. Dopo troppi anni passati a guardare lo stesso orizzonte, una ripartenza è sempre salutare, nel lavoro come nella vita. Al tempo stesso, però, se riuscire a raggiungere il successo può per alcuni essere anche una questione di fortuna, il sapersi mantenere al vertice è molto più difficile.
La sfida che attende Bungie è allora davvero impegnativa, perché ripetere il successo di una serie come Halo non dev’essere facile per nessuno, pur avendo alle spalle i potenti mezzi di Activision. Certe alchimie sono alle volte irripetibili e noi, da veri appassionati di videogiochi, non possiamo che augurare a Bungie di riuscirci un'altra volta.