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Lord of Ultima

Travian in salsa British.

Lord of Ultima è un po' come un trasloco: si chiudono i ricordi di una vita, si preparano scatoloni e buste, si toglie la polvere da dei vecchi cimeli e ci si prepara a cominciare una nuova esistenza fra quattro mura che non saranno più quelle a cui il tempo ci aveva abituato. Quando però si arriva nella nuova casa spesso capita di dimenticarsi di qualcosa e di provare un senso di straniamento dovuto alla perdita di quel guscio fatto di quotidianità che ci eravamo dolorosamente costruiti secondo dopo secondo.

Tornare nel mondo di Lord British dopo anni passati a mettere a fuoco e fiamme quelle terre è stata così per me un'esperienza simile, di quelle che alla fine lasciano il segno, che fanno chiedere se tutti quegli sforzi avessero un senso e se la decisione di cambiare casa fosse quella corretta. Sì, perché abbandonate le vesti da giocatore di ruolo, in questo nuovo episodio della saga ci è chiesto di diventare degli abili strateghi, in una rivisitazione di un concept che i giocatori di Travian troveranno particolarmente familiare.

A conti fatti, dal punto di vista grafico, è difficile trovare di meglio fra i browser game.

A dispetto del lignaggio e del sangue reale risulta però particolarmente fuorviante credere che in qualche modo ci potesse venire restituita quella magia che anni di interpretazione ruolistica ci avevano regalato, padroni di mondi dove i confini sembravano essere legati unicamente alla nostra capacità di immaginare o di sognare.

Il risultato di questo revival è purtroppo solamente un feticcio che scopiazza allegramente temi e modalità di giochi presenti da diversi anni sulla scena dei browser game, con il grosso neo di utilizzare un nome come specchio per le allodole per poveri player fiduciosi.

A causa di quest'ultimo aspetto, se anche l’idea di fondo poteva in qualche modo essere carina, purtroppo ci si accorge ben presto che al più ci si ritrova in un’allegra saga del copia-incolla, al cui interno risulta davvero difficile riscontrare motivi o idee che possano in qualche modo rendere significative le ore passate fra un villaggio e un altro.

Un buon sistema di mura può essere un ottimo deterrente.

Non che LoU sia brutto a prescindere, tutt'altro, soprattutto se andiamo a vedere il comparto grafico; ma se c'è una cosa a cui il mondo dei figli di Travian dovrebbe difficilmente rinunciare sono l'immediatezza e la dinamicità del gameplay, che qui di contro sono a tratti esasperanti nella loro gestione. Se volete rischiare di essere licenziati perché sgamati a giocare durante le ore di lavoro, con questo titolo avete trovato quello che cercate.

Lo scopo del gioco è invero molto semplice: preso possesso di un vostro villaggio dovrete occuparvi di farlo crescere con amore e cura, disponendo le strutture necessarie e controllando nel frattempo che i vicini non si interessino troppo a voi, magari facendovi aiutare da qualche alleato dell'ultimo momento.

Per darvi alla parte edile dovrete quindi utilizzare le quattro risorse messe a disposizione dal gioco, ovvero grano, ferro, pietra e legna, accumulabili più o meno velocemente sfruttando degli edifici da piazzare attraverso un'oculata selezione degli appezzamenti, mentre per tenere a bada potenziali visitatori dovrete costruire un esercito di ventura.

Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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