Mafia II
Eurogamer.it entra nella "famigghia".
Tracciare dei parallelismi fra mondo videoludico e mondo reale è sempre rischioso sebbene, soprattutto per noi giocatori d’annata, il confine fra i due universi sia sottile, persi fra universi da salvare e città da mettere a ferro e fuoco.
Non sto sicuramente parlando di strane deviazioni psicologiche ma semplicemente del legare alcuni momenti della nostra vita a particolari videogiochi, quasi che il bandolo della memoria si leghi a doppio filo con le vicende elettroniche.
E così ecco che per gentile concessione di 2K e di Cidiverte arriva sul monitor del mio fido PC (per l'occasione tirato a lucido) il seguito di un titolo che accompagnò l'inizio dei momenti più importanti della mia storia. Giocoforza le aspettative si sono rivelate fin da subito ai massimi livelli, ma per fortuna dopo una prova esaustiva penso di poter affermare che il bersaglio sia stato sostanzialmente centrato.
Certo, come vedremo permane qualche piccolo dubbio qua e là ma sono oramai dell'idea che nel 2010 il termine perfezione possa essere messo nel dimenticatoio, presa coscienza che l'importante è divertire più che stupire, evitando così fumosi rischi da promesse disattese.
In questa anteprima abbiamo avuto modo di provare quattro capitoli che faranno parte della storyline principale, una fetta abbastanza ampia che ci ha permesso di farci un’idea concreta di cosa ci aspetta lungo il nostro cammino per diventare un perfetto picciotto.
Come in City of Lost Heaven seguiremo quindi le vicende di un unico personaggio, in questo caso tal Vito Scaletta che, reduce dalla guerra e congedato a causa di una ferita ad una gamba, decide che il modo più veloce per guadagnarsi il pane sia lavorare per la parte “oscura” della città.
Similmente al primo episodio della serie targata 2K, la storyline è suddivisa in capitoli, premessa necessaria per mettere bene in chiaro che non ci troviamo di fronte a un clone di GTA ma a un videogame che intende raccontare una storia precisa guidando per mano il giocatore missione dopo missione: qui infatti ogni parte rappresenta un giorno particolare dell’esistenza di Vito e non è possibile divagare eccessivamente dal percorso stabilito dai programmatori.
Se all'epoca qualcuno si trovò spiazzato da questo tipo di struttura, aspettandosi una sorte di clone del capolavoro Rockstar, questa volta potrà apprezzare il ritorno di tale impostazione, con il piccolo tarlo dovuto al dubbio se un impianto simile possa essere ancora attuale al giorno d'oggi: certo, in qualche modo lo stesso si è evoluto, permettendo di effettuare ad esempio degli acquisti per potenziare macchina e armi durante una missione, ma in generale il cappio della libertà è risultato abbastanza stretto.
Attenzione, stretto non vuole assolutamente dire noioso, ma il rischio è che il meccanismo narrativo debba essere curato alle soglie della perfezione, essendo la parte portante dell'intero gioco: un solo passo falso e la sospensione di incredulità, tanto importante nel primo Mafia, rischia di crollare come un castello di carte.