Magna Carta 2
Un nuovo JRPG per far breccia tra i giocatori occidentali...
Tra i tanti paradossi di questa bizzarra e a tratti insensata generazione fatta di telecomandi, patch e console con millemila licenze diverse, occorre sicuramente annoverare la consacrazione della console occidentale per eccellenza, Xbox 360, a madrina dei GdR in salsa orientale. Mistwalker con i suoi Blue Dragon e Lost Odissey ha aperto la via, e i vari The Last Remnant, Infinite Undiscovery, Tales of Vesperia e Star Ocean: The Last Hope hanno seguito puntuali un trend che forse nessuno sarebbe stato in grado di prevedere in anticipo.
I coreani di Softmax non fanno eccezione, ed eccoli pronti a tornare alla ribalta con un nuovo capitolo di Magna Carta, saga nata nel 2001 su PC (benché Phantom of Avalanche sia rimasto confinato al solo mercato interno) e resasi celebre nel 2004 su PS2 (con l'episodio sottotitolato Tears of Blood).
A dispetto del titolo i legami con il capitolo apparso su piattaforma Sony sono ad ogni modo pressoché nulli: a fare da trait d'union soltanto il (discutibile) character design dell'artista Hyung-tae Kim, vero e proprio luminare in fatto di personaggi dall'identità sessuale a dir poco confusa e decolleté che neanche la Sabrina Salerno dei tempi d'oro poteva pensare di permettersi. Per carità, lo stile c'è ed è pure riconoscibile, eppure personalmente non riesco ad entusiasmarmi dinnanzi ad abiti a metà strada tra l'inutilmente barocco ed il trash più cristallino e tettone dall'aria ammiccante, ma si sa nessuno è perfetto.
La trama è come da tradizione ricca di stereotipi e di abusatissimi topoi: c'è l'eroe smemorino ma anche determinato, che nasconde dentro di sé segreti oscuri destinati a sconvolgere il destino del mondo, c'è la principessa ribelle e risoluta, pronta a combattere contro le circostanze avverse di un colpo di stato, e non può mancare ovviamente il bastardissimo antagonista di turno.
Nonostante una narrazione sulle prime un po' lenta a ingranare, il fantasy a sfondo politico di Magna Carta II riesce comunque ad avere qualche spunto interessante. La storia segue le vicende del regno di Lanzheim, paese ormai sull'orlo di una nuova guerra dopo mille anni di pace ininterrotta: il primo ministro Schuenzeit uccide la regina Ibrin e assume con la forza il controllo dell'intero continente. La legittima erede al trono, la principessa Rezephilda, fugge a sud e fonda il cosiddetto esercito meridionale, decisa a riprendersi ciò che le è stato ingiustamente sottratto.
Segue lo scontato e sanguinoso conflitto, reso ancor più aspro in seguito allo schieramento da parte dell'esercito settentrionale delle Sentinelle, soldati biomeccanici volti alla distruzione totale. Prossimi alla sconfitta ma tutt'altro che decisi ad alzare bandiera bianca, Zephie e i suoi alleati decidono quindi di avvalersi dei Guardiani, artefatti arcani legati a doppio filo con la tecnologia che anima le Sentinelle. Ed è proprio durante la ricerca degli stessi che la principessa si imbatte in Juto, giovanotto perdigiorno vittima di amnesie e affetto da un'inspiegabile allergia alle armi in metallo, con un incontro sarà il punto di partenza del gioco vero e proprio.
La struttura di Magna Carta II è fondamentalmente quella caratteristica di mille altri JRPG, con fasi narrative relative all'avventura principale (tra filmati in CG e verbosi dialoghi tra modelli poligonali 3D dalle animazioni un po' ingessate) e side quest a profusione volte all'irrinunciabile grinding. Ma è proprio nella gestione delle numerose missioni secondarie (segnalate in verde sull'efficiente mappa di gioco) che l'RPG Softmax gioca una carta importante, ricalcando l'architettura dei MMORPG e consentendo di attivare più quest contemporaneamente.