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Men of War: Assault Squad

Scacco matto al fronte!

L'origine del gioco degli scacchi si perde nella notte dei tempi: rappresentazione della guerra, sottile sfida fatta di strategia e sacrificio, l'arte bellica figurata ha affascinato l'uomo fin dagli albori della sua storia, probabilmente grazie al parallelismo fra questa disciplina e la vita stessa.

Gli strategici in tempo reale hanno recepito negli anni questa eredità sul fronte videoludico, declinando la sfida sulla gestione delle risorse e il loro sfruttamento al fine della distruzione e cancellazione del nemico: una nuova dimensione che non ha mancato di appassionare negli anni milioni di giocatori e che ha proposto diverse elaborazioni ognuna con una sua ragion d'essere.

Di queste, sicuramente una che ha portato un po' di aria fresca in un ambiente a tratti asfittico è la serie di Men of War, incentrata sulla micro gestione dei propri uomini e distante della trafila raccogli-costruisci–distruggi che sembrava essere diventata fino a poco tempo fa un mantra irrinunciabile.

È possibile modificare la visione delle mappe da una panoramica a volo d'uccello fino ad arrivare alle spalle del nemico.

Assault Squad, seconda espansione stand alone della saga, si occupa pertanto di portare alle estreme conseguenze questa visione, concentrando però molta della sua attenzione sulla creazione di una struttura in grado di accogliere in maniera amorevole la comunità giocante della rete.

Chi vuole farsi le ossa prima di gettarsi nella battaglia con altri essere umani, non troverà infatti una vera e propria campagna ad attenderlo, quanto piuttosto una serie di missioni ambientate nella Seconda Guerra Mondiale (di nuovo?) e legate alle diverse fazioni giocabili (Giappone, Usa, Germania, Gran Bretagna e Urss).

A onor del vero ognuna di queste risulta comunque abbastanza ampia da richiedere parecchi sforzi per essere vinta, in un susseguirsi di fasi di attacco, difesa e avanzate centimetro per centimetro nel territorio nemico, ma non aspettatevi una trama capace di legare senza soluzione di continuità i diversi eventi.

A causa poi della contemporanea mancanza di un tutorial, fatte salve alcune semplici spiegazioni a schermo, il venire gettati così a freddo senza un minimo di guida potrebbe scoraggiare i giocatori alla prime armi, sconvolti dal numero di variabili da tenere in considerazione.

Qualcuno non ha chiuso il gas?

Assault Squad non dev'essere infatti preso alla leggera: se sperate che muovendo alla cieca i vostri uomini sia comunque possibile portare a casa la pagnotta senza curarvi di quello che faranno i nemici, beh, vi sbagliate di grosso.

Analizzare il terreno, verificare la visuale del nemico, progettare ogni movimento e anticipare causa ed effetto, sono le uniche ancore di salvezza per avere le meglio sulla nemesi di turno; prospettiva forse scoraggiante per gli strateghi della prima ora, ma paradigma scacchistico estremamente gratificante per l'ego da soldato che è nascosto dentro ognuno di noi.

Passate quindi le remore iniziali e tornando alle missioni, bisogna dire che queste risultano sicuramente importanti per entrare in confidenza con il gameplay: inizialmente, infatti, spesso prenderete parte alla pugna con un minimo drappello di fanteria, che dovrete preoccuparvi di gestire al meglio, spostandolo con oculatezza sulla mappa in modo da farlo trovare nella posizione migliore per raggiungere gli obiettivi che vi verranno via via proposti.

In questi frangenti la gestione di uomini e mezzi (quando li avrete) ricorda molto quella dei giochi alla "Commandos", dove ogni membro della squadra è decisivo, unita a una gestione dell'inventario dei soldati che regala una dimensione ruolistica al tutto: decidere che armi imbracciare e cosa portarsi dietro, richiederà elevati tempi di riflessione.

Il trailer di lancio.
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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