MicroBot
Conteso fra stress e relax.
Dopo il successo riscosso da Geometry Wars Evolved su Xbox LIVE sono stati molti gli sparatutto a basare il proprio gameplay sull'uso delle due leve analogiche per il controllo dell'astronave di turno e per l'indirizzamento dei colpi sparati.
Una volta assodato quanto la formula in questione fosse valida, i team di sviluppo hanno iniziato a lavorare su varianti di ogni genere, che nella maggior parte dei casi puntavano tutto sulla creatività del design e sulla qualità dell'esperienza ludica.
Questa volta è il turno di Electronic Arts di farci girare le levette, con un titolo che avevamo già avuto modo di provare qualche tempo fa all'evento londinese del celebre publisher. A caratterizzare MicroBot rispetto alla concorrenza in circolazione è l'ambientazione, non troppo originale, a dire il vero, che ha permesso ai programmatori di inserire una variabile inedita all'interno della formula tradizionale.
L'azione di MicroBot si svolge tutta all'interno del corpo umano, attraverso cunicoli e passaggi organici pieni di fluidi di ogni genere. A differenza di quanto accade in Geometry Wars, giusto per fare un esempio illustre, nel titolo EA il movimento della navicella è influenzato dalle correnti dei liquidi presenti nel corpo.
Grazie a questa scelta di design, il controllo dell'astronave è ben più complesso, vista l'impossibilità di eseguire repentini cambi di direzione o, più semplicemente, di fermarsi all'istante di fronte a un pericolo improvviso. Questo elemento è sicuramente interessante in fase di esplorazione, ma quando l'azione si fa seria si rivela più un fastidio che altro. Sembra strano parlare di esplorazione con un gioco di questo tipo, ma MicroBot non è certo uno sparatutto tradizionale.
Ai classici sciami di nemici assassini che puntano violentemente verso il giocatore, infatti, il titolo Electronic Arts alterna momenti di calma piatta in cui si arriva a non dover sparare nemmeno un colpo per periodi di tempo fin troppo lunghi per il genere.
Il bilanciamento delle fasi esplorative e di quelle più incentrate sull'azione purtroppo non è dei migliori, visto che nei momenti in cui al giocatore è richiesto di navigare attraverso le ambientazioni senza minacce incombenti l'adrenalina cala drasticamente, lasciando spazio a un relax quasi eccessivo.
Questa struttura rende MicroBot il classico gioco né carne né pesce, che pur offrendo due fasi distinte non permette al giocatore di godere al meglio nessuna delle due. Volete un gioco rilassante? Vagabondando tra le vene e le arterie accompagnati da una musica ovattata e da un'atmosfera eterea vi sentirete al settimo cielo, ma non farete in tempo a lasciarvi prendere dal ritmo ipnotico del gioco che verrete attaccati da orde di nanomacchine assassine, o da globuli bianchi incautamente stuzzicati.