Paolo Chisari e il futuro di AESVI - intervista
Alla Milan Games Week abbiamo parlato col nuovo presidente delle sfide che attendono l'associazione nel prossimo biennio.
È il General Manager di Activision Blizzard per l'Italia e i paesi emergenti ma è anche il nuovo presidente di AESVI per il biennio 2015-2017. Parliamo di Paolo Chisari, classe 1966, presente nel mondo dei videogame sin dal 1991 con lo storico distributore CTO, e pertanto ottimo conoscitore del settore. L'abbiamo incontrato in occasione della Milan Games Week per capire cosa dobbiamo attenderci dall'Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani.
Eurogamer.it: Com'è nata la tua nomina a presidente di AESVI?
Paolo Chisari: Sono in associazione da dodici anni, piano piano ho acquisito un certo ruolo, mi sono occupato della Games Week e infine sono diventato vice presidente. Da cosa è nata cosa ed eccomi qui.
Eurogamer.it: Pensando al precedente operato di Andrea Persegati, cosa dobbiamo attenderci: discontinuità o continuità?
Paolo Chisari: Andrea e Thalità (Malagò, segretario generale di AESVI, ndR) hanno fatto bene in questi anni, tant'è che AESVI è il punto di riferimento dell'industria videoludica italiana, sia dal punto di vista mediatico che istituzionale. Possiamo comunque fare di più e in tre ambiti. Il primo è lo sdoganamento del videogame di fronte alle istituzioni, come momento di espressione culturale del paese. Basti pensare al MOMA di New York, che ha inserito i videogiochi nella sua collezione permanente mentre da noi li si tratta come se gli anni non fossero passati, dimenticando che ora in Italia ci sono 29 milioni di persone che giocano e che alimentano un settore che vale oltre 1 miliardo di euro.
Il secondo punto, sul quale l'associazione si sta impegnando molto, è la crescita del made in Italy. Ci sono più di 100 case di sviluppo in Italia e il nostro mercato deve crescere di conseguenza. L'associazione sta operando molto sotto questo punto di vista, facendo conoscere questi imprenditori, spesso di età inferiore ai 30 anni, ai grandi publisher. Ma ci vuole anche un aiuto da parte delle istituzioni, visto che in altri paesi sono previsti sgravi fiscali per chi produce software.
Eurogamer.it: Le istituzioni, sotto questo punto di vista, sono ricettive?
Paolo Chisari: Bisogna lavorare molto, passando attraverso lo sdoganamento di cui sopra. Purtroppo viviamo in un paese dove ciclicamente arriva la sparata dai giornali contro i videogame, noi rispondiamo, e poi via di nuovo. Ma oggi cominciano a esserci genitori che sono stati videogiocatori e che sono il simbolo di un ricambio generazionale che prima o poi interesserà anche la politica.
Eurogamer.it: E il terzo punto?
Paolo Chisari: È l'agenda digitale, della quale tutti parlano salvo poi trovarci con una velocità di connessione media inferiore a quella della Namibia, e parlo di una ricerca di un anno e mezzo fa. Capisci che in queste condizioni è molto difficile operare e sarà per questa ragione che ci batteremo affinché le infrastrutture in tutta Italia consentano buone capacità di connessione. Il che poi si tradurrebbe anche in benefici per le scuole. Faccio un esempio: qualche anno fa abbiamo portato World of Warcraft in una classe e i ragazzi hanno sviluppato capacità relazionali molto migliore che nelle altre classi. Sono esperimenti molto interessanti, dei quali si sa poco e che mi portano a un altro punto sul quale dobbiamo migliorare, cioè la comunicazione di quello che facciamo.
"Il nostro impegno sarà far capire alla politica che il videogioco è un prodotto importante, non più un fenomeno limitato ai ragazzini"
Eurogamer.it: Riallacciandomi al primo dei tre punti da te elencati, ho la sensazione che l'attività di lobbying di AESVi offra ancora ampi margini di miglioramento.
Paolo Chisari: Quello che tocchi è un punto importante e il nostro impegno sarà proprio far capire alla politica che il videogioco è ormai un prodotto importante, non più un fenomeno limitato ai ragazzini come invece credono. Come lo faremo? Attraverso un lavoro di promozione, di spiegazione, portando i videogiochi nelle scuole, risolvendo la questione del PEGI e affrontando i media in modo differente. Fermo restando che, purtroppo, sparare ad alzo zero sui videogiochi fa molta più notizia che non riportare il successo di iniziative come quella di World of Warcraft che ti ho raccontato poco fa.
Eurogamer.it: È notizia di questi giorni che Matteo Renzi stia cercando di rimettere in moto un'agenda digitale che si arena da anni in Parlamento. Come contate d'influire su un tema che trova ostacoli a livelli istituzionali così alti?
Paolo Chisari: Abbiamo contatti con le istituzioni e un'ampia capacità di dialogo, grazie all'eccellente lavoro di chi mi ha preceduto. Il nostro è un mercato che si sta ampliando ma lo potrà fare molto di più con le giuste infrastrutture e se riusciamo a far capire l'importanza della questione, anche dialogando coi provider, la situazione può solo che migliorare. Sia chiaro, non m'aspetto di sedermi a un tavolo Renzi ma se ognuno di noi fa il suo, le acque si muoveranno senz'altro.
Eurogamer.it: Veniamo alla recente discussione sul PEGI. La posizione di AESVI mi sembra quella di mantenere lo status quo, in contrapposizione a proposte più costrittive che arrivano dalla politica. Come andrà a finire ? E quali sono le ragioni dietro la volontà di AESVI non di non rendere il PEGI vincolante a livello legale?
Paolo Chisari: Il PEGI è uno strumento tale per cui il publisher propone un rating per un videogioco e due entità indipendenti danno la loro valutazione. Non è quindi uno strumento in mano all'associazione ma del quale si avvale l'associazione, e la cui importanza va divulgata ancora meglio. Però il provvedimento sanzionatorio proposto, tale per cui un venditore può essere multato, è a nostro avviso ingiusto e anacronistico se consideriamo che il nostro è un mercato che si sta spostando sempre più verso il digitale. Col risultato che i retailer tradizionali sarebbero gli unici a subire le nuove normative.
Eurogamer.it: Si può guardare la questione anche da un altro punto di vista: vedere i videogiochi associati a livello normativo ad alcol e tabacco, non sarebbe il massimo per l'immagine.
Paolo Chisari: Guarda, come sai in Activision Blizzard mi occupo anche dei paesi emergenti e ti posso dire che c'è un paese nel quale viene effettuato un controllo normativo sui videogiochi ulteriore rispetto al PEGI. E parlo dell'Arabia Saudita, dove un comitato di saggi decide se un prodotto sia adatto o meno a utenti di una certa fascia di età.
Eurogamer.it: Stiamo dicendo allora che l'Italia vuole muoversi verso un modello saudita?
Paolo Chisari: Stiamo dicendo che la proposta che è sul tavolo è quella di attuare qualcosa di simile a quello che sta accadendo in quel paese. Ma è chiaro che non è questa la soluzione al problema.
Eurogamer.it: Al di là di ciò che è auspicabile, come andrà realisticamente a finire? Leggendo i resoconti del dibattito alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati, non mi è parso di vedere alcuna forza politica che si sia spesa sulle posizioni di AESVI.
Paolo Chisari: Beh, il parlamentare del PD secondo me ha fatto un buon intervento...
Eurogamer.it: Però ha parlato anche lui di aumentare la regolamentazione dei videogiochi.
Paolo Chisari: Noi non siamo contrari a questo. Dico solo che la proposta attuale di regolamentazione è discriminante e ingiusta per le ragioni che ti ho spiegato prima. Ci sono altri modi per far rispettare il PEGI che non siano quelli sanzionatori.