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Mount & Blade: Fire & Sword

Quante volte si può proporre la stessa formula?

Le vicende legate a Mount & Blade sono il classico esempio di una storia di successo: partito come un titolo poco più che amatoriale, questo lungimirante progetto ha saputo conquistarsi nel tempo l'onore della ribalta, diffondendosi a macchia d'olio grazie al passaparola del popolo della rete.

La sensazione di libertà, la possibilità di poter scrivere in prima persona la propria avventura e, non ultimo, l'enorme supporto dato ai modder, hanno saputo creare un mix difficilmente ripetibile e i cui risultati dovrebbero essere mostrati a chi si ostina ad affermare che per creare grandi titoli siano necessari fondi illimitati e strutture ciclopiche.

Forte dei risultati raggiunti la serie ha poi dato vita a un secondo episodio, Warband, rivisitazione del concept originale e destinato a far conoscere le meraviglie di una formula magica a chi si fosse perso per un motivo o per un altro il primo giro di giostra.

Le cose, come potete immaginare, sono andate se possibile ancora meglio e così, senza colpo ferire, eccoci qui a parlare di With Fire & Sword, terzo appuntamento di un titolo dedicato ai ruolisti duri e puri di cuore.

Un duello per salvare l'onore!

Fatte queste premesse, la domanda di fondo che ha aleggiato per tutto il periodo di test del codice di anteprima è se abbia ancora senso riproporre lo stesso schema, le stesse caratteristiche e, fondamentalmente, lo stesso gioco una terza volta.

Certo, la speranza è che chi fosse per ora rimasto fuori dai giochi venga catturato dalla magia del suo gameplay e chi invece fosse già a conoscenza di quello ci si può aspettare da questo terzo capitolo venga in qualche modo stuzzicato dalle aggiunte inserite. Ma possiamo sperare che il trucco sia riuscito ancora una volta? Per ora, purtroppo, non del tutto, ma vediamo perché e per come.

L'obiettivo di partenza che With Fire & Sword si pone è verosimilmente quello di accompagnare la serie a compiere quel grande salto che la sdogani da una dimensione di nicchia (sebbene vasta, visti i numeri a cui accennavamo poc'anzi) per portarla allo status di grandezza di prim'ordine nell'agguerrita arena dei giochi di ruolo.

Arma bianca e polvere da sparo non sempre vanno d'accordo.

Per fare ciò la direzione intrapresa ha però costretto gli sviluppatori a scendere ad alcuni compromessi, perdendo molta di quella freschezza che aveva caratterizzato i primi due episodi, imperniati su un senso di libertà che da solo era stato in grado di regalare un successo sorprendente.

A partire infatti dall'ambientazione, non più di fantasia ma localizzata storicamente e geograficamente (l'Europa dell Est di metà 1600), per arrivare al gameplay, ora molto più focalizzato su un sistema di quest e ricompense, tutto sembra concorrere a sottolineare come M&B voglia imbucarsi in una festa dove i partecipanti sono di un altro ceto sociale.

Avete presente le scene alla Fantozzi quanto tutti si comportano con un certo bon ton, mentre il nostro scalpita fra rutti, pestate di piedi e battute inopportune? Ecco, più o meno la sensazione è questa, ovvero quella di un titolo che vuole scimmiottare i grandi, rinnegando in parte la sua natura che tanta fortuna gli ha dato.

Questo non vuol dire ovviamente che il gioco abbia perso completamente la bussola, visto che è ancora possibile scegliere il proprio percorso, così come scorrazzare in piena libertà per il mondo nel tentativo di diventare i padroni di vasti appezzamenti di terra, ma l'impressione è quella di trovarsi su una strada che piano piano stringe la propria carreggiata costringendovi a seguire direzioni predefinite.

Il trailer ufficiale del gioco.
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.
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