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Online a pagamento?

Il mercato ci dice che potrebbe accadere...

Riferendosi a Call of Duty, ha infatti così profetizzato: "Ci aspettiamo che nel futuro circa la metà degli attuali 15 milioni di giocatori online paghi per i contenuti aggiuntivi. I 7,5 milioni di giocatori che sceglieranno di pagare dovrebbero generare ognuno circa 5 dollari al mese, il che si traduce in un totale annuo di 450 milioni di dollari per il publisher".

Ha poi aggiunto: "Pensiamo che i contenuti premium del multiplayer online invertiranno la tendenza al ribasso delle vendite dell'intera industria". E infine, riferendosi ancora a MW2: "Activision lamenta la mancata opportunità di monetizzare in qualche modo l'incremento di ore giocate ma portando a 0,06 dollari/ora il costo per i giocatori si otterrebbe un profitto aggiuntivo di 120 milioni di dollari in sei mesi".

"Pensiamo che le prossime uscite certe come Call of Duty: Black Ops, Medal of Honor e Halo Reach, e quelle anche solo probabili come Grand Theft Auto V, presenteranno un sistema che porterà i giocatori a pagare di più", ha poi concluso.

Parliamoci chiaro: Pachter non ha la sfera di cristallo e non tutte le sue previsioni hanno finora trovato conferma nella realtà dei fatti. Eppure la sicurezza con la quale è tornato più volte sull'argomento, nonché il modo alquanto circostanziato col quale ha esposto i fatti, qualche dubbio lo lascia.

Infine sappiamo tutti che gente come Bobby Kotick e John Riccitiello non sono esattamente dei benefattori dell'umanità ma persone profumatamente pagate per far sì che il valore delle loro azioni cresca costantemente. E dunque, anche supponendo che l'analista di Wedbush Morgan si sia inventato tutto di sana pianta, dopo avere letto le proiezioni di cui sopra non ci sarebbe da stupirsi se i due ci facessero qualche pensierino sopra.

Concludendo, allora, una volta di più quello dei videogiochi si dimostra essere un mondo in continua evoluzione, non solo sotto il profilo tecnico ma anche economico. I modelli di business di 5 anni fa, come scritto in apertura, oggi sembrano preistoria. E in questa disamina abbiamo volutamente lasciato fuori l'universo iPhone, il digital delivery e i social network, altre rivoluzioni copernicane degli ultimi anni capaci di spostare gli equilibri economici.

Infine, i videogiochi costano sempre di più da realizzare e la situazione potrebbe peggiorare notevolmente se fosse vero quanto dichiarato dal patron di Ubisoft, Yves Guillemot, quando afferma che un tripla A per la prossima generazione di hardware costerà non meno di 60 milioni di dollari.

Un po' gli spostamenti del pubblico verso l'online, un po' i costi sempre crescenti di sviluppo e mantenimento delle infrastrutture, un po' che l'introduzione del PlayStation + qualcosa vorrà pur dire, e un po' che è notizia di oggi che persino id Software ha intenzione di proporre abbonamenti Premium e Pro per Quake Live, l'ipotesi che in futuro si debba pagare per giocare online a Call of Duty o Medal of Honor non pare poi così irrealizzabile.

Certo, lo scoglio finale resterebbe sempre la propensione alla spesa dei giocatori: se nessuno pagasse per diventare un "utente premium", le major del videoludo sarebbero costrette a fare marcia indietro. Però, a ben guardare, Project Ten Dollars sta dando i suoi frutti e i map pack di Call of Duty si vendono a milioni anche quando offrono poche mappe a 14 euro.

Forse allora ha ragione Pachter, c'è margine per spremere il limone ancora un po'. Fino a che punto, lo dirà mercato...

Avatar di Stefano Silvestri
Stefano Silvestri: Il suo passato è costellato di tutto ciò che è stato giocabile negli ultimi 40 anni. Dal ’95 a oggi riesce a fare della sua passione un mestiere, non senza una grande ostinazione e un pizzico di incoscienza.
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