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Outland

Luci e ombre di una splendida perla.

Dopo pochi minuti, tuttavia, si intravedono le influenze degli altri titoli che hanno ispirato i programmatori, come la crescita graduale tipica di Metroid, il backtracking di Castlevania e, soprattutto, l'equilibrio fra due polarità distinte, marchio di fabbrica di Ikaruga.

Come possono, tutti questi elementi, convivere pacificamente all'interno di un'unica esperienza senza creare confusione nella mente del giocatore? Semplice! Grazie all'ottimo lavoro di progettazione e bilanciamento fatto dai programmatori, Outland riesce a essere molto più di un semplice collage composto brutalmente, distinguendosi per un'armonia e un carattere insospettabili.

Procedendo con l'avventura ci si trova ad affrontare situazioni sempre più complesse, dove i combattimenti con le numerose varietà di creature presenti nei livelli vengono resi più difficili da improvvise piogge di proiettili luminosi degni dei più frenetici "bullet hell shooter".

È proprio in queste situazioni che la gestione della polarità assume un'importanza cruciale, visto che attivando il giusto colore è possibile uscire indenni anche da situazioni apparentemente impossibili. Dopo aver ottenuto sia il potere della luce (identificato da un bagliore azzurrino) che quello dell'oscurità (associato a un rosso vermiglio), basta premere il tasto RB per passare da una polarità all'altra, in modo da interagire al meglio con l'ambiente circostante.

Il primo guardiano del gioco è piuttosto semplice da sconfiggere, anche perché lo si affronta senza avere le due polarità.
La trama del gioco viene narrata attraverso una serie di piacevoli illustrazion da una voce fuori campo.

Cambiando polarità, in pratica, si possono assorbire i proiettili dello stesso colore, danneggiare le creature del colore opposto, rendere tangibili determinate piattaforme e, soprattutto, attivare alcuni meccanismi specifici. Questa dinamica di gameplay apre una vasta gamma di possibilità, superbamente sfruttate dai programmatori per costruire livelli ricchi e articolati.

Andando avanti con l'avventura il giocatore viene messo di fronte a sfide sempre più complesse, dove la capacità di cambiare rapidamente polarità assume un ruolo fondamentale per portare a casa la pelle.

All'interno dello stesso scenario, quindi, è possibile trovarsi ad affrontare intricate sezioni platform a base di trappole legate al colore dell'anima del giocatore, di piattaforme spazzate da piogge intermittenti di proiettili colorati e, soprattutto, di combattimenti normalmente molto semplici resi infernali da situazioni ambientali sfavorevoli.

Il fatto di poter danneggiare solo i nemici del colore opposto al proprio, infatti, si trasforma in un problema serio quando lo scontro si tiene su una serie di piattaforme colorate o, peggio ancora, nel bel mezzo di tempeste di colpi che ricoprono ritmicamente lo schermo.

Vista la gran quantità di elementi da tenere sotto controllo, per evitare di creare un'esperienza frustrante i programmatori hanno deciso di dotare il protagonista di una barra di energia simile a quella di Zelda (basata su una serie di cuori che si consumano in seguito ai colpi subiti). Se da una parte capiamo e condividiamo tale decisione, dall'altra è anche vero che i ritmi mai proibitivi dell'azione, uniti alla possibilità di poter resistere a diversi colpi prima di morire, possono spingere alcuni giocatori ad essere meno cauti e, soprattutto, a buttarsi in qualsiasi situazione senza pensare troppo alle conseguenze.

Un filmato per la versione PSN.
Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Outland

PS3, Xbox 360, PC

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