PES 2011
Konami mette fifa a Electronic Arts.
Una delle cose sulle quali riflettevo al mio ritorno dall’hands-on di PES 2011, è quanto velocemente cambino i gusti e le opinioni del pubblico. Solo in questi giorni, infatti, abbiamo visto le alte sfere di Activision ammettere che presso il pubblico hardcore l’azienda deve recuperare quell’immagine di simpatia che ormai è andata perduta. Tim Schafer, oggi, si è invece scusato per avere insultato l’altro ieri il boss di Activision, Bobby Kotick, salvo poi accostarlo a Darth Vader.
La società che adesso gode delle maggiori simpatie tra i giocatori è Electronic Arts, che al di là di una line-up obiettivamente migliore di chiunque altro, si propone come l’approdo sicuro per tutti quegli sviluppatori che vogliano correre al riparo dalle arroganze delle major del videoludo. Esemplare è la popolarità che la casa di Riccitiello ha raggiunto dopo avere dato asilo politico al duo West e Zampella, fuggiti proprio da Activision e che con Respawn Games proveranno a rinverdire i fasti della (ormai possiamo dirlo) Infinity Wards che fu.
Eppure fino a qualche anno fa era il contrario: Activision era un attore di primo piano che lottava per spodestare la tirannica EA, che invece acquistava studios, fagocitandoli e smantellandoli (tutti paiono infatti dimenticarsi delle centina di sviluppatori lasciati a casa negli ultimi anni). Anche l’anno scorso, quando EA ha licenziato qualche migliaio di dipendenti, la cosa ha avuto una risonanza mediatica decisamente inferiore rispetto ai 30 e più profughi di Infinity Ward.
Lo stesso (e qui chiudo questo lungo preambolo), valeva in ambito sportivo: FIFA era ormai un marchio spompo e defunto, prosciugato dai voraci adepti del marketing (ciò di cui adesso si accusa Activision con Call of Duty), mentre Pro Evolution Soccer era il paladino dell’altro modo di intendere il calcio, quello vero, quello vicino a ogni appassionato, quello che ogni volta ci metteva qualcosa di nuovo e non si limitava a spennare l’acquirente introducendo migliorie di poco conto. Ora invece le parti si sono invertite: PES è il tiranno cui sembra basti una spallata per cadere dal suo vacillante trono, FIFA invece la “next big thing”, come la chiamano gli americani, in ambito sportivo.
Cosa ne deduciamo? La prima è che da qualche anno a questa parte Electronic Arts deve avere cambiato l’agenzia di PR. La seconda è che, una volta che capiamo che nei giochi, come nella vita, è tutta una questione di corsi e ricorsi storici, forse non dovremmo neanche guardare a PES 2011 con quello stesso scetticismo col quale, lo ammetto, poche ore fa ho fatto il mio ingresso negli uffici di Halifax. Anche perché l’hands-on da me effettuato, seppure durato lo spazio di poche partite, mi ha confermato che stavolta Konami è sulla strada giusta.