Prey 2
A caccia di taglie sul pianeta Exodus.
Quando un gioco non ottiene il successo sperato le strade da percorrere sono tre: si chiude la serie, si cercano di risolvere i difetti originali, o si riparte da zero creando qualcosa di completamente nuovo. Quest'ultima è stata l'opzione scelta per Prey 2, un titolo rivelatosi particolarmente interessante sotto molti punti di vista.
Se non avete giocato il primo Prey vi basti sapere che si trattava di un FPS avente come protagonista un nativo americano, impegnato in una lotta serrata contro una razza aliena intenzionata a invadere la Terra. La particolarità del gioco era la presenza di alcuni portali utilizzabili in zone predefinite (nulla di paragonabile alle meraviglie di Portal), affiancati da una serie di armi bizzarre ma particolarmente efficaci.
I lunghi tempi di sviluppo del primo episodio finirono col trasformarsi in un problema piuttosto importante, in particolar modo per la realizzazione tecnica già vecchia al momento del lancio, e ora dopo i tiepidi risultati di quel primo capitolo, il team di sviluppo si è messo al lavoro per creare qualcosa di completamente nuovo, che in comune con il suo predecessore ha solo la presenza degli alieni.
Con Prey 2, infatti, i programmatori hanno deciso di creare un mondo futuristico ricco e dettagliato, all'interno del quale il protagonista (un personaggio del tutto nuovo e apparentemente privo di qualsiasi legame con Prey) si guadagna da vivere facendo il cacciatore di taglie.
Killian Samuels, questo è il nome del personaggio principale, avrà la possibilità di accettare lavori e incarichi da vari clienti e dovrà assicurarsi di catturare (vivi o morti) i bersagli indicatigli attraverso i contratti.
La prima parte della demo, a dire il vero, non ci ha convinto più di tanto, visto che dopo essere precipitato con l'aereo (e aver perso la memoria) Killian deve fuggire dagli alieni difendendosi con una semplice pistola. Il successivo balzo in avanti, tuttavia, ci ha mostrato cose decisamente più interessanti, legate principalmente all'ambientazione cittadina molto vicina alle atmosfere di Blade Runner (luci al neon praticamente ovunque, un cocktail variopinto di razze aliene e tutte le meraviglie offerte da un mondo vivo e pulsante) e alle caratteristiche del gameplay.
La prima cosa che ha attirato la nostra attenzione è stata la fluidità dei movimenti di Killian, che in perfetto stile Mirror's Edge è in grado di sfruttare il parkour per spostarsi attraverso i molteplici piani della città.
Il design delle ambientazioni sembra già adesso estremamente curato e, soprattutto, studiato alla perfezione per garantire un'esperienza su più livelli. Per inseguire i propri bersagli, infatti, il protagonista può effettuare lunghi balzi, attaccarsi con le mani alle sporgenze per arrampicarsi ai piani superiori, scivolare sotto alcuni ostacoli, tutto senza perdere velocità e mantenendo comunque la possibilità di prendere la mira e colpire dalla distanza.
L'ottimo mix tra sparatorie e movimento interviene anche in momenti normalmente ignorati negli sparatutto in prima persona: quando Killian è aggrappato a una sporgenza con le mani, per esempio, può mantenere la posizione per sparare ai propri bersagli garantendosi comunque una copertura dal fuoco nemico.