Prince of Persia: le Sabbie Dimenticate
Ritorno alle origini.
“Questo non è il gioco del film, ma il film è il film del gioco”. Questa è la posizione ufficiale relativa all'ultimo Prince of Persia e alla sua relazione con l'imminente blockbuster di Jake Gyllenhaal. Uno sguardo all'illustrazione di copertina che campeggia sui cartonati che riempiono la sala dove stiamo giocando The Forgotten Sands, comunque, prova che non c’è poi tutta questa separazione tra il gioco e il film. Il viso del protagonista di Donnie Darko sarà anche stato sostituito da quello dell'anonimo protagonista del gioco ma i capelli, i vestiti, gli atteggiamenti e le font sono identici a quelli usati per i poster del film.
E perché no, in fin dei conti? Dopo tutto il film è ispirato a Le Sabbie del Tempo, la serie che nella scorsa generazione ha reinventato il classico Prince of Persia dei primi anni '90. In modo curioso The Forgotten Sand è il seguito diretto del primo capitolo della vecchia trilogia, e si piazza fra Le Sabbie del Tempo e Spirito Guerriero. Questo vuol dire che troveremo di nuovo la bella Farrah e le dinamiche di interazione col tempo legate ai magici granelli di sabbia.
Proprio come in Le Sabbie del Tempo, la struttura è un fluido mix di parkour ed enigmi. In Forgotten Sands ci sono numerosi combattimenti (principalmente contro scheletri in armatura), ma la chiave di tutto resta lo spostamento attraverso le ambientazioni piene di trappole, appigli e leve giganti.
Si tratta sempre di un gioco dove si deve andare dal punto A al punto B, ma questo spostamento richiede di imparare tempistiche complesse, di assimilare al meglio i controlli e di affinare il proprio senso di osservazione.
In pratica è tutto ciò che i fan di Le Sabbie del Tempo hanno sempre desiderato dopo anni di esperimenti contorti su una formula che si era chiaramente dimostrata un successo.
Tutto questo si traduce nell'esatto opposto rispetto al Prince of Persia del 2008, un tentativo fallito di dare per l'ennesima volta un nuovo inizio alla serie. Anche se il gioco era stato pensato per un pubblico diverso di giocatori, l'opinione generale condannò la sua eccessiva semplicità, dove bastava premere un tasto per superare ogni ostacolo senza problemi. Questa volta è tutto molto diverso. Nel poco tempo che abbiamo avuto per giocare ci siamo mossi attraverso otto livelli e la difficoltà è stata un vero shock.
Sospettiamo di essere stati viziati dalla semplice fluidità di Assassin's Creed, dalla chiarezza del design di Uncharted 2 e dall'urgenza costante di Mirror's Edge. The Forgotten Sands offre solo una rapida panoramica di ogni stanza dove si entra, facendo giusto capire a grandi linee la direzione da seguire, ma il resto è affidato unicamente al giocatore.
Gli enigmi acrobatici possono essere risolti in un unico modo, quindi non è possibile proseguire finché non si trova il giusto procedimento per raggiungere la scala, l'asta o l'appiglio successivi. Dopo aver capito il percorso, inoltre, interviene il sistema di controllo, che richiede rapide combinazioni di tasti e salti millimetrici, dove una caduta può portare alla morte o a dover ripetere l'intera sequenza dal principio.
È possibile che The Forgotten Sands si riveli troppo frustrante per alcuni giocatori, visto che a volte lo stile visivo rende difficile giudicare la distanza e la profondità, e almeno in un paio di occasioni siamo accidentalmente tornati sui nostri passi visto che la nuova stanza era troppo simile alla precedente.