Sébastien Loeb, tra reale e virtuale - intervista
Il 9 campione del mondo di rally ci parla della sua collaborazione con Milestone.
A prima vista non ha il carisma di Valentino Rossi. Più piccolo, più riservato, apparentemente scocciato di essere intervistato, Sébastien Loeb è di ben altra pasta rispetto a VR46, che ha la bravura di farti sentire un amico di lunga data anche se l'hai incontrato pochi secondi prima.
Bastano pochi minuti, però, per far sciogliere il fenomeno del rally e dei motori in generale (non solo ha vinto 9 mondiali come Valentino, ma li ha conquistati uno in fila all'altro) e scoprire un professionista tutto d'un pezzo e determinato a far sì che la sua apparizione sulla confezione di Sébastien Loeb Rally EVO non sia solo una foto e una firma. Scopriamo come.
Immagino ci sia una certa punta d'orgoglio nel veder lanciare un videogioco con sopra il proprio nome...
Sono senz'altro orgoglioso e felice di vedere il mio nome su un videogame, a maggior ragione se sviluppato da Milestone, che è il punto di riferimento per i giochi di corse, anche se mi sono avvicinato ai racing con Colin McRae.
Qual è stato il suo coinvolgimento nel progetto?
Mi hanno mandato il gioco a casa nelle sue varie fasi di sviluppo e io stesso sono stato nei loro uffici. Hanno ascoltato i miei suggerimenti, implementato i dettagli che ho trasmesso sulla base della mia esperienza e quindi apportato tutte le correzioni che era possibile fare, visto che purtroppo ci sono pur sempre dei limiti tecnici coi quali fare i conti.
Alla luce del risultato finale, quali sono le parti del gioco riuscite meglio, e quali quelle riuscite peggio?
La grafica trovo sia buona, così come il bilanciamento e la maneggevolezza delle macchine, che sfiora quello reale a patto d'impostare correttamente alcune variabili tra cui la risposta del volante (io lo preferisco molto diretto, con un raggio di sterzata ridotto in modo da renderlo più preciso). Dove invece mi sarebbe piaciuta una maggiore verosimiglianza è nelle note del navigatore: il sistema è valido ma alle volte non è preciso come vorrei che fosse. Ma è qualcosa che possiamo migliorare in futuro.
Possiamo allora attenderci che quella di Sébastien Loeb diventi una serie come Colin McRae? Soprattutto, le farebbe piacere essere nuovamente coinvolto nello sviluppo di un videogioco?
È troppo presto per dirlo e ovviamente non posso che rimettermi a quelle che saranno le decisioni di Milestone. Quanto al mio coinvolgimento in un altro videogame, perché no?
Il gioco è un po' difficile: giusto così o si poteva scendere a qualche compromesso e trovare un punto d'incontro tra simulazione e realismo?
Per quanto mi riguarda, volevo che questo gioco fosse il più realistico possibile, che mi desse per quanto possibile la sensazioni più vicine a quelle che provo abitualmente.
Affrontiamo la questione da un altro punto di vista: quando corre nel gioco, ad esempio a Pikes Peak, di quanto si discostano i suoi tempi da quelli veri?
Nelle prime versioni di Rally EVO ero più veloce che nella realtà: le macchine sembrava avessero 1200 cavalli e mostravano un'aderenza eccessiva, il che mi ha portato a chiudere la gara con 15 secondi di anticipo rispetto al mio vero record, nonostante un paio d'incidenti. Al che abbiamo lavorato su questi parametri per ottenere un risultato più realistico e ora per battere il mio record di Pikes Peak ci si deve impegnare.
Quali emozioni separano un simulatore di guida dalla realtà?
Verrebbe da pensare all'adrenalina, alla tensione, alla paura. Ma per quanto mi riguarda, l'emozione che vado cercando in un simulatore di guida è una sola: la soddisfazione. Soddisfazione di una bella guida, di sentire di stare portando la macchina e se stessi al limite. Questo è ciò che vado cercando ed è un obiettivo che si può ottenere già adesso, a patto che il gioco sia fatto bene.
Nove mondiali ed è ancora in pista: qual è il segreto non solo per essere dei campioni, ma per esserlo così a lungo?
Soprattutto le motivazioni. Sembrano frasi fatte ma quando corro, corro per vincere: non mi arrendo, non mi tiro indietro, do sempre il mio meglio. E, poi, ovviamente, non può mancare il talento.