Sesso e videogiochi
Alla scoperta del lato adulto dell’entertainment digitale.
IL PRESENTE
Negli ultimi anni, complice un aumento della potenza computazionale e un innalzamento complessivo dell'età media del videogiocatore, si sono moltiplicati i tentativi di avvicinamento al tema, con un approccio più maturo sebbene non sempre esplicito.
All'interno di tale schiera l'esempio sicuramente più lampante, che riuscì peraltro a ottenere gli onori della cronaca generalista (nonché di qualche politico con parecchio tempo libero a disposizione), è il caso Hot Coffee, un mini gioco presente in GTA San Andreas, dove si poteva vivere un vero e proprio amplesso virtuale a colpi di joypad.
Nonostante potesse essere considerato come un inside joke, questo pezzo di software celato dai programmatori fra le righe di codice e visionabile solo dopo una modifica del programma, scatenò una vera e propria nube mediatica, con l'avvocato Jack Thompson fra gli alfieri più accaniti nella sua condanna. Il nome di questo "simpatico" personaggio ricorrerà poi negli anni, associato alle maggiori cause censorie ad argomento videoludico, spesso però senza alcun fondamento condivisibile alle spalle.
Anche altri blockbuster di questi anni presentano poi sempre più spesso scene erotiche o richiami al rapporto sessuale, come ad esempio System Shock 2, Max Payne, God of War o The Witcher, dove all'aumentare dei poligoni a disposizione dei programmatori, crescono le rappresentazioni di nudi e di amplessi più o meno accennati.
Altri esempi sporadici in questa direzione possono essere poi trovati in Fahrenheit (una delle migliori rappresentazioni di un vero rapporto sessuale, insieme a Heavy Rain) e nel suo seguito non ufficiale, il tanto osannato Heavy Rain, che non ha potuto ovviamente farsi mancare un'apparizione nell'universo del'eros, giusto per ricordare al giocatore che siamo nel mondo "reale".
In generale l'approccio in queste ultime stagioni si è palesato sempre più in maniera diretta, proponendo quella che potremmo definire una fase adolescenziale, un'esposizione fine a se stessa tanto per mostrare al mondo la carica di testosterone che il videogioco porta in grembo e far vedere a tutti che oramai siamo grandi.
Ecco apparire quindi tonnellate di donne in costume, semi nude, eroine dal seno prosperoso e continui ammiccamenti alla parte maschile dei giocatori: come non ricordare fra le altre la oramai mitica Lara Croft o per toccare tempi più recenti la protagonista di Bayonetta con le sue ravvicinate inquadrature inguinali?
Universo a parte, come storia insegna, è invece quello giapponese, contraddistinto da un approccio alla questione meno pudico e conformista, con storie e racconti di giovani teenager da conquistare e con cui consumare una relazione. Se state pensando ai simulatori di appuntamento, beh, stiamo proprio parlando di loro, con Love Plus fra gli esponenti più famosi.
Facendo una considerazione complessiva risulta chiaro che contestualmente all'abbattimento dei tabù nella società moderna, anche dal punto di vista ludico la barriera risulta oramai infranta, sebbene non si riesca ancora a cogliere un approccio comune di fondo che sappia elaborare il problema al di là del dualismo causa-effetto.
Troppo spesso infatti si punta sull'esaltazione delle curve a tutto vantaggio della fascia maschile dei videogiocatori. Qualcosa però forse sta cambiando...