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Shattered Horizon

Futuremark, dai benchmark agli FPS.

Al giorno d’oggi il panorama degli FPS multiplayer è indubbiamente in grado di soddisfare le esigenze della maggior parte degli appassionati, ma nonostante la notevole diversità tra i vari prodotti appartenenti a questa categoria videoludica, mai prima d’ora era stato possibile combattere a gravità zero. Con Shattered Horizon, Futuremark Games Studio punta proprio a colmare questa mancanza, proiettando i giocatori in una realtà tanto insolita quanto imprevedibile. L’opera prima di quest’ambiziosa software house finlandese sarà in grado di distinguersi dalla massa?

L’azione, ambientata 40 anni nel futuro, si svolge interamente nello spazio aperto dove, in seguito a un gravissimo incidente minerario, una parte della superficie lunare è stata ridotta a brandelli. I detriti, ormai liberi nello spazio, sono diventati dunque il campo di battaglia di due fazioni: la International Space Agency, incaricata di stanare e punire i responsabili dell’accaduto, e la Moon Mining Cooperative, che dopo essere stata decimata in seguito alla catastrofe, si trova costretta a lottare per la propria sopravvivenza. Il ruolo dei giocatori? Ma è ovvio, schierarsi e porre fine al conflitto!

Il titolo propone tre diverse modalità, tutte aperte a un massimo di 32 giocatori (suddivisi in due squadre da 16 elementi ciascuna). La prima, Skirmish, è un tradizionale deathmatch a squadre in cui l’obiettivo è ovviamente quello di totalizzare il maggior numero di uccisioni per incrementare lo score complessivo del proprio schieramento.

Le granate sono utilissime per difendere dei punti di controllo, specialmente se si devono fronteggiare più nemici in una volta.

Segue poi Assault, un’interessante modalità a turni in cui le due squadre, alternandosi tra la fase offensiva e difensiva, hanno come obiettivo quello di conquistare specifici punti di controllo sparsi per la mappa (punti che, una volta persi, non possono essere riconquistati). In questi frangenti, vista la necessità di spostarsi con la massima rapidità, la padronanza del rocket-pack è davvero fondamentale.

Last but not least abbiamo la modalità Battle, in cui le squadre lottano per il controllo totale della mappa, cercando di conquistare il maggior numero di punti di controllo. Vista la necessità di attaccare i punti controllati dal nemico, difendendo al contempo i propri, il massacro è inevitabile.

Le mappe presenti sono in totale quattro, ognuna delle quali presenta delle caratteristiche molto diverse che, di conseguenza, richiedono uno specifico approccio tattico. Tra queste la più affascinante è senz’altro ISS, dove vista la presenza di ampi spazi aperti, i giocatori, muovendosi tra i rottami dell’International Space Station, hanno l’opportunità di sfruttare al meglio l’assenza di gravità.

Una delle prime regole da seguire per non andare incontro a una serie di interminabili sconfitte è di non fluttuare nello spazio. In caso contrario i nemici non avrebbero alcuna difficoltà nel centrare il proprio bersaglio.

Le meccaniche di gioco, complice anche la particolare natura del prodotto, si dimostrano tanto affascinanti quanto difficili da padroneggiare al meglio. Dovendo fluttuare nello spazio aperto, è infatti necessario imparare a utilizzare il proprio rocket-pack e, più in generale la propria strumentazione, rapidamente e con grande abilità, e questo, specialmente nelle prime fasi di gioco, potrebbe rappresentare un ostacolo molto difficile da superare.

L’ambientazione ha inoltre un forte impatto sul gameplay, dando ampio spazio a una serie di variabili tattico-strategiche che, in un normale FPS, per ovvie ragioni, non sarebbero possibili. Oltre al movimento a 360 gradi, che permette di attaccare il nemico da qualsiasi posizione, è infatti possibile atterrare su una qualsiasi superficie per incrementare la precisione della propria arma, o spegnere la propria strumentazione per muoversi indisturbati (senza l’ausilio del rocket-pack, della radio e dell’hud, è impossibile essere individuati dai radar nemici, ma ciò comporta una perdita di mobilità).

Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.

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