Star Wars: The Old Republic
Agenti Imperiali e PVP... ma l'end-game?
Credo di potermi considerare uno dei tanti individui la cui infanzia (e adolescenza) è stata influenzata in qualche modo da Guerre Stellari.
Nella scala gerarchica degli "Star Wars geek", probabilmente sono collocato poco sopra la metà. Conosco a memoria molte battute dei primi tre film, credo che Han abbia sparato per primo, considero Darth Vader una figura paterna e ho un'opinione della seconda trilogia che non vi riporto perché ci leggono anche i minorenni.
Fortunatamente, i videogiochi dedicati alla saga hanno avuto una sorte nel complesso migliore rispetto alle pellicole, pur non mancando le cadute di stile. Fra tutti i titoli usciti in questi anni, Knights of the Old Republic, con il suo avventurarsi in epoche così lontane e sconosciute, è probabilmente quello che più è rimasto nel cuore dei cultisti di Guerre Stellari. D'altronde parliamo di un gioco di ruolo di Bioware che permette di creare il proprio cammino da Jedi, e che suona epico anche a ripensarci dopo tanti anni...
Se non vi hanno scongelato ora da un'ibernazione nella grafite, saprete sicuramente che Bioware si appresta a lanciare un MMO basato sullo stesso scenario: The Old Republic, di cui vi abbiamo già parlato varie volte, e di cui sveleremo qualche ulteriore dettaglio.
Prendiamo ad esempio la classe dell'Agente Imperiale, che in una delle sue prime missioni sul piante Hutta ci vedrà infiltrati in una gang di Hutt per scoprirne i loschi traffici.
In quanto classe ranged che utilizza granate e fucili, l'Agente Imperiale piacerà a coloro i quali preferiscono un ruolo di supporto, una bocca di fuoco secondaria che non rinuncia ad alcune abilità di crowd control.
Nonostante le missioni siano orientate per lo più sul portare o recuperare un determinare oggetto per conto di qualcuno, esse non rinunciano ad addentrarsi sempre più all'interno della narrazione, ricompensandoci con punti esperienza, dell'equipaggiamento che viene rivenduto nove volte su dieci, e dialoghi degni della fama di Bioware.
E così, mentre mettiamo a punto il nostro travestimento e ci prepariamo al confronto con gli Hutt, il mondo circostante si svelerà ai nostri occhi, rivelando le mille storie che fanno da sfondo alle nostre missioni. E fidatevi se vi dico che il rischio di perdersi nella narrazione, e lasciar perdere le missioni, è alto.
Ben presto, indipendentemente dalla nostra fazione, verremo messi di fronte agli interrogativi, alle scelte e alle mille sfumature morali che sono il marchio di fabbrica della software house. In una missione infatti dovremo recuperare un ragazzo per conto di una madre, preoccupata dopo che il padre lo ha portato in un'Accademia Militare, situata sull'Orlo Esterno. Accetteremo le obiezioni del padre, il quale vorrebbe che il figlio contribuisse alla causa imperiale, mentendo di conseguenza alla donna, o porteremo il ragazzo a casa a con la forza?
E mentre lo facciamo, che ne dite di uccidere il padre di fronte ai suoi occhi? Così da far capire a chi ci circonda che non siamo uno con cui scherzare, e che siamo pronti a concludere qualunque incarico, anche a costo di dannare la nostra anima?
Se siete tra quelli che devono completare le quest in tutte le loro possibili varianti, preparatevi, perché il titolo vi provocherà con infiniti bivi e scelte secondarie.