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Star Wars: The Old Republic

Che il MMORPG sia con voi!

Ho atteso a lungo la possibilità di mettere le mani su SW: the Old Republic, non solo in quanto cultista scrupoloso e osservante di Star Wars, ma sopratutto per capire se l’intenzione di LucasArts fosse riuscire a dire qualcosa di nuovo nel mondo dei MMORPG, o se volesse solo dare una veste grafica diversa a meccanismi ben rodati.

Partiamo proprio dalla veste grafica dunque. La versione di Old Republic da me provata si attesta su livelli medi, non vi cadrà la mascella ma non vi sembrerà neanche di essere tornati indietro nel tempo. A voler essere puntigliosi, gli spazi aperti mi sono sembrati un po’ troppo spogli, ma probabilmente mancavano ancora alcuni mob.

Questo non vuol dire che sia brutto da vedere, assolutamente no, i colori sono brillanti ed il look a metà tra realistico e “cartoonesco” è assolutamente piacevole, ma dalle preview e dai video si percepiva un dettaglio maggiore rispetto a quello riscontrato.

Prima regola se volete sopravvivere nella galassia: mai fare arrabbiare un guerriero Sith!

Ho chiesto lumi ai designer, almeno per capire se stavo giocando con il massimo dettaglio disponibile o no e mi hanno risposto che il gioco era settato ad un livello medio basso per ridurre instabilità e crash. Staremo a vedere.

Prima della prova, gli sviluppatori hanno voluto mostrare come un party composto da un Jedi bendato e armato di due spade laser (il damage dealer), uno Smuggler (classe di supporto dotata di coperture, debuff e stordimenti), un Trooper e un Jedi Consular (un curatore/buffer) si prendeva cura di qualche mob di basso livello e di un grosso drone d’assalto.

Lo scontro, così come ogni quest del gioco, viene introdotto da una breve dialogo in cui potrete rispondere in maniera gentile, neutra o aggressiva. Come, e se, questo influenzerà il gioco è ancora da scoprire.

Pur non giocando in prima persona, le classiche meccaniche da gioco di ruolo mi sono apparse subito evidenti: tank che si prende l’aggro, curatore che gira per la mappa cercando di non far morire nessuno e damage dealer che eliminano i mob più piccoli per poi concentrarsi sul bersaglio grosso. Un ottimista potrebbe definirlo “gameplay classico”, un pessimista “già visto”, ma il concetto è lo stesso.

Nella modalità Space Combat potrete guidare, fra le altre navicelle, anche il nonno del Millenium Falcon

A voler essere generosi potremmo dire che, essendo un combattimento basato non sul corpo a corpo, è possibile giocare con le coperture e con gli spostamenti per evitare di essere colpiti dalle raffiche di folgoratore, ma alla fine le differenze sono minime.

Un'interessante novità per staccare un po’ tra una missione e l’altra è la modalità Space Combat, d’altronde che Star Wars sarebbe senza qualche battaglia nello spazio?

Lo Space Combat è una sorta di mini-gioco dall’apparenza molto arcade, in cui potremo affrontate battaglie spaziali contro le forze nemiche o uscire intatti da un campo di asteroidi, senza che questo intacchi in alcun modo la storia principale.

Nella mente degli sviluppatori è appunto una sorta di diversivo, un’esperienza complementare a cui dedicarsi se si vogliono ottenere ricompense che servono solo a potenziare la vostra navicella personale, che poi è anche la “casa" in cui poter raccogliere trofei, consultare statistiche, invitare gli amici per vedere il filmatino hot di qualche ballerina Twi’lek e così via.