Street Fighter IV
Ritorna il picchiaduro più famoso di tutti i tempi.
Ma sì, ormai lo sappiamo. Ancora prima di iniziare a leggere vi sarete già fiondati sull'ultima pagina per conoscere quel famigerato numerino a chiusura d'articolo. In base a quel numero, leggerete quanto segue secondo una determinata predisposizione mentale, aggiungendo o togliendo "punti" a seconda del grado di soddisfazione delle vostre aspettative. Perché in un certo senso è vero, i numeri sono importanti, e questo Street Figher IV ne ha parecchi. Ma non possiamo parlare di rivoluzione, né di evoluzione in senso stretto. Il quarto capitolo ufficiale del picchiaduro ad incontri più bello di tutti i tempi approda sui sistemi di nuova generazione carico di grinta, stile e una lodevole dose di "mestiere". Ecco perché l'effetto nostalgia, più che una semplice spezia, sembra invece uno degli ingredienti fondamentali della ricetta ideata da Yoshinori Ono.
È qualcosa sui cui recriminare ad oltranza? Assolutamente no. Solo un occhio particolarmente malizioso potrebbe puntare il dito su quello che, di fatto, è uno dei (tanti) punti di forza del gioco. I giocatori, così come nelle intenzioni di chi ha compilato il codice, non potranno fare a meno di rievocare interi pomeriggi in compagnia di Ryu e Ken durante i beati anni dell'innocenza. A voler essere precisi, si tratta di un delicato equilibrio di reminescenze ed esigenze di innovazione, come attraversare una fune sospesa tra passato e futuro. A voler essere ancora più precisi, stiamo sicuramente parlando del miglior picchiaduro attualmente in circolazione, ma se per qualche ragione siete in cerca di qualcosa capace di stravolgere (o innovare) seriamente i collaudati schemi della serie ne rimarrete ampiamente delusi. Andiamo con ordine e vediamo di capire il perché.
Street Fighter IV è senza dubbio la cosa più vicina a quell'indimenticabile secondo episodio che ha dato gloria e fama al brand. L'intera impalcatura è stata ricreata secondo dettami ben definiti, deputati alla rinascita di quella "magia" che seppe a suo tempo incantare un'intera generazione di videogiocatori. Dopo averlo giocato, la sola cosa da fare è chiudere gli occhi e visualizzare ciò che ci è rimasto dentro. Ebbene, lasciando da parte poligoni, inquadrature ad effetto e in generale un comparto tecnico a dir poco eccellente, ciò che resta nella mente è la più pura essenza di un picchiaduro bidimensionale. In altre parole, si è optato per un coriaceco mantenimento di quelle ineccepibili dinamiche che stanno alla base della serie, con qualche lieve concessione in termini di fruibilità e qualche gradita aggiunta. Questa politica conservatrice avrà come risultato predominante quello di accogliere a braccia aperte tutti i fan storici del titolo Capcom, senza negare l'accesso ai neofiti. Chi ha amato SF II, comunque, non potrà che sentirsi "a casa".
Possiamo pertanto parlare di prudenza, elemento evidente tanto nel gameplay quanto nelle modalità di gioco proposte. Calci e pugni offrono ancora una volta tre livelli di intensità (deboli, medi e forti) in base ai quali concatenare profonde combinazioni di attacco, grazie anche alle super mosse eseguibili chiamando in causa la levetta analogica o la croce direzionale. È sempre una questione di tempismo: bisogna trovare il varco nella difesa avversaria ed essere pronti a colpire con le tecniche adeguate, imparando a prevedere le reazioni dell'altro giocatore ed eventuali contromosse. Il titolo offre certamente un più elevato grado di permissività, consentendo una maggiore immediatezza nell'esecuzione di Hadouken e altri colpi ad alto tasso adrenalinico. Più complesse si rivelano invece le mosse EX e le Ultra, per le quali sarà necessaria prontezza di riflessi e dita agili, nonché una buona dose di rapidità e strategia.
Per usufruire delle EX bisognerà riempire l'apposita barra, costituita da quattro segmenti indipendenti. Ciò significa che potrete usufruirne da subito una volta riempita la prima tacca, ma sarà solo riempiendola tutta che potrete davvero sfoderare tutto il potenziale distruttivo del vostro personaggio. Roba non certo alla portata di tutti, ma le relative combo sapranno ripagarvi (anche coreograficamente) degli sforzi sostenuti in sede di combattimento. Le Ultra si caricheranno invece in base ai danni subiti, andando ad alimentare l'indicatore Revenge. Dopo aver accumulato tutta la rabbia necessaria potrete vendicarvi a dovere, roteando la levetta e premendo tre tasti d'attacco, calci o pugni che siano.
Se quelle appena descritte possono in definitiva essere assimilate a supermosse particolarmente potenziate, in termini prettamente ludici è il Focus Attack a rappresentare la vera novità. Tale feature, infatti, ci consente di sfoggiare un colpo totalmente nuovo, capace di rendere ancor più profonde le dinamiche relative al gameplay. Premendo pugno e calcio medio potremo caricare una mossa speciale altamente offensiva, rimanendo però scoperti (e quindi vulnerabili) a qualsiasi attacco avversario. Più tenteremo di accumulare potenza, maggiore sarà il rischio di beccarsi un rovescio in piena faccia. Incredibile la componente strategica insita in questo sistema: imparare a padroneggiarlo per bene significa avere tra le mani la posibilità di ribaltare anche le situazioni più disperate.
Proprio soffermandoci su tali aspetti del gameplay, non possiamo che evidenziare la precaria utilità dei joypad canonici. La mappatura dei comandi è esemplare (il grado di personalizzazione è ottimo e incontra le più disparate esigenze dei giocatori), ma resta il fatto che la levetta non riesce ad essere propriamente incisiva nei confronti delle diagonali, confondendo spesso l'input fornito dal giocatore. I più esigenti potranno perciò trovare soluzione al problema acquistando uno dei controller dedicati al gioco, da noi analizzati nell'apposita recensione. I veri combattenti da strada non potranno farne a meno.