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The Conduit

Alieni e cospirazioni, a portata di Wiimote.

Sin dal primissimo annuncio, The Conduit ha fatto parlare di sé più per le pregevoli performance tecniche che per reali ambizioni ludiche. Nonostante l'evidente attenzione al versante grafico High Voltage Games assicura comunque orgogliosamente che l'esperienza sarà godibile a 360°, a prescindere da bloom e bump-mapping vari.

Ancora non sappiamo se la promessa di trovarci al cospetto del "Fist Person Shooter definitivo su Wii" verrà o meno rispettata, ma certo le premesse sono genuinamente interessanti: The Conduit appare infatti come una sorta di ibrido illegittimo tra una puntata di X-Files ed Half Life, con elementi presi qua e là dal game design della Rare dei tempi d'oro ed enormi possibilità di customizzazione. Il che sulla carta non è affatto male, no?

La trama non è certo il fiore all'occhiello del gioco: la narrazione è snella e assolutamente nella norma, con cutscene skippabili inserite qua e là per dare ulteriore teatralità alla letale minaccia aliena abbattutasi sulla Washington DC del prossimo futuro. Nei panni dell'agente speciale Michael Ford (originali persino nei nomi eh!) vi ritroverete nel bel mezzo della lotta, preso tra due fuochi tra i Drudge, insettosi extraterrestri dalle intenzioni tutt'altro che amichevoli, ed il Trust, una misteriosa associazione governativa tutta aggeggi strani e segreti da nascondere.

Artisticamente The Conduit si aggira su standard pericolosamente generici, anche se High Voltage Games sembra non curarsene troppo...

Si parte subito in medias res, con un tutorial ambientato nella metropolitana della capitale statunitense: esplosioni, alieni ovunque e proiettili a go go, anche se in perfetta tradizione metroidiana (ma ci sarò qualcosa di completamente originale in quest'ambiziosa creatura?) il bel gioco dura poco. E così finita la fase di apprendimento arriva il consueto flashback e si riparte dall'inizio, senza armi non convenzionali né tutine cybertech, impegnati ad eliminare qualche man in black di un aeroporto (dove però non mancano le casse esplosive, of course).

Sicuramente una cosa non si può proprio rimproverare al nuovo FPS di SEGA: gli apprezzabili cambi di ritmo. Già, perché a dispetto di un level design ancorato alla logica tutta stanze e corridoi esaltante qualche anno fa (chi ha detto sua maestà Perfect Dark?) ma piuttosto superata oggigiorno, The Conduit ha il merito di intrattenere l'utente con un'azione varia e dinamica: passerete da luoghi riparati a zone di puro scontro aperto, con nemici pronti a farvi la pelle in ogni dove. Senza contare l'enfasi per certe sparatorie gustosamente "in verticale", tra cecchini arroccati in alto e mostrazzi vari ad attendervi all'uscita della metropolitana (Cloverfield anyone?).

Potevano mancare i robottini dalle movenze ninja? Ovviamente no.

Per rendere meno prevedibile e ripetitivo il tutto High Voltage Games ha lavorato molto sulle caratteristiche dei nemici: nei nove livelli che comporranno l'avventura vi ritroverete ad affrontare addirittura quattordici diverse tipologie di avversari, da blastare sfruttando le diciotto armi a disposizione. Innegabile una certa ricerca di dettagli un po' forzatamente sopra le righe, con alieni dall'aspetto bizzarro ma non completamente convincente ed un arsenale strampalato fatto di un mix di tecnologie belliche, governative ed extraterrestri. Intendiamoci: certe trovate non sono affatto male (soprattutto le disgustose armi "viventi" dei Drudge), anche se l'indimenticato Cerebral Bore visto in Turok 2 anni fa resta saldamente al comando della classifica dei dispositivi di morte più assurdi/fighi mai apparsi in un VG.