The Legend of Zelda: Skyward Sword
Il MotionPlus come chiave di volta?
L'ho scritto ormai molte volte, ed anche se non conterà e non servirà a nulla non perderò l'occasione di ripetere ulteriormente il concetto: la saga di Zelda avrebbe bisogno di un decisissimo restart. Fosse per me penserei a qualcosa di proprio violento (non nel senso di un Link versione cannibale che si nutre dei corpi straziati dei suoi poveri avversari, non pensate male suvvia!), ad un clamoroso rovesciamento della formula che prima abbiamo istintivamente amato e poi siamo arrivati a conoscere a memoria, immutabile com'è rimasta nel corso degli anni.
All'epoca di quell'immortale capolavoro di Ocarina of Time Zelda rappresentava la summa -anche tecnologica- dello spirito del tempo: un manifesto di game design fatto di classe e sorprese, di genio e di passione, assolutamente irraggiungibile per chiunque altro. Col tempo i videogames e le tecnologie sono evoluti, eppure Zelda è rimasto (anacronisticamente?) fedele a se stesso, imbrigliato in dinamiche che da un lato definiscono cromosomicamente la saga e dall'altro sembrano limitare il suo naturale sviluppo.
Dopo Twilight Princess, riproposizione piuttosto pedissequa dei canoni di Ocarina in versione Bigger & Better, anche la grande N sembrava comunque essersi accorta di qualche evidente scricchiolamento nell'affermatissima formula della serie, ed ormai da mesi Aonuma e soci non esitavano a parlare pure piuttosto apertamente di cambiamento e di innovazioni.
L'attesa nei confronti della conferenza pre-E3 di Nintendo, circostanza ufficialmente stabilita per il debutto in società del nuovo episodio della saga, ha raggiunto quindi livelli di spasmodica eccitazione: si attendevano -e mi attendevo in prima persona- sensazionali novità, scelte coraggiose ed epocali punti di non ritorno, per rendere nuovamente fatata un'epopea avvolta da un torpore sempre più palpabile.
Dopo aver assistito dalla platea del Nokia Theater alla presentazione di Skyward Sword ammetto di aver provato una nota di sincero disappunto. Nulla che c'entrasse con l'imbarazzante dimostrazione live di Miyamoto che litigava in mondovisione con la sua stessa creatura eh, sia chiaro (conoscendo Nintendo ero assolutamente certo che si stesse trattando di una defaillance assolutamente contestuale e non derivante dal gioco stesso): il problema mi è parso sin da subito di natura squisitamente filosofica e concettuale.
La questione è semplice ma fondante: bastano una spruzzatina di cel shading (peraltro pure davvero blanda in termini prettamente artistici, contando che il character design è rimasto sostanzialmente quello dell'ultima volta...) ed una revisione dei controlli in un'ottica più marcatamente motoria a dare nuovo smalto a Zelda? Era davvero il modo di giocare l'ambito su cui intervenire in maniera più convinta e tempestiva?
Onestamente credo proprio di no. O meglio, visti gli oggettivi trionfi ludici di Wii Sports Resort e di Red Steel 2 davo per scontato uno shift verso un sistema di combattimento tutto basato sulla fisicità, e mi aspettavo (ingenuamente direi, col senno di poi!) si sbandierassero orgogliosamente rivoluzioni in altri ambiti.