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Velvet Assassin

Una spia in lingerie.

Scrivere di videogames ed essere retribuiti per giocarli è una cosa meravigliosa. L'unico prezzo da pagare, per come la vedo io, è che talvolta si rischia davvero di perdere quel valido contatto con la realtà che ci tiene lontani dall'essere internati in qualche mefistofelica clinica psichiatrica. Ci sono giochi capaci di risucchiarti come un vortice e ai quali si torna con entusiasmo ogni sera, magari dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro. Parlo chiaramente di opere quali Fallout 3, Fable 2 e tanti altri ancora. Scegliete quello che preferite, di sicuro anche voi avrete provato qualcosa di simile almeno una volta. Ci sono persino titoli cui ti capita di pensare a distanza di anni, con l'affetto e la nostalgia che riserveresti ad un caro amico che non si vede da tanto. Un Ocarina of Time a caso. Poi, purtroppo, può anche capitarti un gioco come Velvet Assasin, che pur partendo da premese interessanti finisce col rivelarsi alienante più di un Marzullo a notte tarda.

Spero abbiate la bontà di scusare una tale prolissità, ma voglio che sia chiaro lo stato d'animo con cui mi appresto a discutere dell'ultima fatica di Replay Studios. Parliamo dunque del gioco. Velvet Assassin è l'ennesimo prodotto ambientato nella Seconda Guerra Mondiale. Uno stealth, per essere precisi. La protagonista è una giovane donna. L'attillata tutina in pelle evidenzia egregiamente i suoi glutei.

Ecco...adesso vi starete chiedendo dove diavolo siano finite le premesse interessanti citate prima (a parte la storia della tutina, è ovvio). La risposta è nel fatto che, ai tempi del suo annuncio, gli sviluppatori dichiararono di essersi liberamente ispirati a Violette Reine Elizabeth Szabo, una spia realmente esistita che diede un notevole contributo nel corso del guerra fornendo importanti informazioni alla SOE (no, non parlo di Sony Online Entertainment, ma proprio dei servizi segreti britannici.) Le vicende vissute da Violette furono drammatiche, tanto da condurla alla morte in un campo di concentramento nazista (aveva appena 23 anni) a seguito di terribili torture e abusi di ogni genere. Parecchie le "missioni impossibili" portate a termine e numerosi gli onori a lei attribuiti. Converrete anche voi che, nonostante il setting abusato, si tratti senza dubbio di materiale eccellente per un videogioco.

Violette riesce a mantenere un certo fascino, nonostante le sue vicissitudini.

Il team avrebbe forse dovuto specificare di essersi ispirato "molto, molto, molto" liberamente a questa storia, però. Nei panni di Violette Summer ci troveremo infatti impegnati in una serie di missioni, nelle quali dovremo inflitrarci tra le fila naziste e trafugare documenti, piazzare esplosivi e uccidere determinati boss alle dirette dipendenze del Führer. Aggiungete qualche blanda variante alla formula (tipo utilizzare una maschera antigas in alcuni ambienti) per avere un quadro pressocché completo delle missioni da effettuare. Il gioco, volendo essere sintetici e tenendo bene a mente le classiche dinamiche alla Splinter Cell, è davvero tutto qui.

Questo è sicuramente un peccato, dato che l'inicipit e la struttura narrativa lasciavano supporre un approccio tutto sommato originale. Velvet Assassin inizia con la protagonista in stato di coma in un letto di ospedale. Indossa una succinta camicetta da notte imbrattata di sangue (tenetela a mente). Ciascun capitolo del gioco sarà relativo ai suoi ricordi, e in tale atmosfera onirica avremo modo di ripercorrere le sue tragiche vicende e scoprire come e perché si trova in questo stato.