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Warriors: Legends of Troy

Se Achille fa il verso ai samurai...

Ogni qualvolta mi capita di pensare a KOEI e alle sue produzioni, finisco sempre col pormi lo stesso interrogativo: com'è possibile che una software house del tutto incapace di innovarsi riesca, anno dopo anno, a vendere vagonate di copie con prodotti che, trama a parte, propongono sempre il medesimo concept di base?

È da oltre un decennio che fatico a trovare una valida risposta a questa domanda, ma la realtà dei fatti è che moltissimi videogiocatori, specie in Oriente, non sembrano ancora averne avuto abbastanza di questa fiera del "button mashing". E così, dopo innumerevoli Dynasty Warriors e altrettati Samurai Warriors, ecco arrivare Warriors: Legends of Troy, l'ennesimo titolo in cui tutto ciò che dovrete fare sarà "menare come fabbri", massacrando chiunque dovesse ostacolare la nostra avanzata.

La premessa narrativa, per una volta, non è ispirata ad alcun conflitto orientale ma, al contrario, racconta la Guerra di Troia, permettendoci di rivivere, in prima persona, gli eventi più significativi del celebre conflitto tra Greci e Troiani.

A dispetto di un setting diverso da solito, Legends of Troy si presenta tuttavia come il più classico dei prodotti targati KOEI, mettendoci di fronte a orde di guerrieri dalle discutibili capacità belliche, che dovremo fare a pezzi, ondata dopo ondata, nel tentativo di perseguire i nostri obiettivi.

Considerando la pessima IA, vincere è una questione di resistenza e perseveranza piuttosto che di abilità.

Il concept di base è infatti lo stesso di qualsiasi Dynasty Warriors; la modalità principale, volta a ripercorrere le gesta di alcuni dei guerrieri più rappresentativi di questo celebre conflitto quali Achille ed Ettore, è suddivisa in un buon numero di capitoli in cui l'unico, vero obiettivo è quello di uccidere i generali, i capi milizia o, più in generale, i condottieri delle armate avversarie per ripercorrere il corso della storia, tra l'altro raccontata molto bene.

Nulla di nuovo dunque, e lo stesso imperante tradizionalismo regna anche nel gameplay. Le meccaniche di gioco sono infatti le solite (tre tipi di attacco tra cui uno stordente, una parata e una schivata), traducendosi così in un'esperienza sostanzialmente monotona e tutt'altro che complessa.

La scarsa complessità è ovviamente da imputarsi prima di tutto all'intelligenza artificiale, che definire mediocre sarebbe a dir poco riduttivo, che rende gran parte degli scontri a cui si è chiamati a partecipare una proverbiale passeggiata di salute tanto per i neofiti quanto per i veterano delle produzioni KOEI.

Una volta padroneggiata la parata nessun nemico, boss compresi, sarà infatti in grado di crearvi veri e propri problemi, lasciandovi come unica soddisfazione quella di disseminare cadaveri in ogni direzione. I nemici sono... educati. Sì, l'unico termine che riesce a descrivere adeguatamente il loro comportamento è proprio "educati".

La Grecia sarà il vostro campo di battaglia.