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Watch Dogs 2: chi controlla i controllori? - intervista

Faccia a faccia con Violet Blue, giornalista americana specializzata in hacking e cybercrime.

Nel presentare Watch Dogs 2 a San Francisco, Ubisoft si è avvalsa anche dei servigi di Violet Blue, giornalista americana specializzata in hacking e cybercrime, apparsa in questi anni dalla CBS a CNET, dai blog alla TV. Ma Violet Blue è anche l'autrice di una serie di libri erotici dai titoli piuttosto espliciti.

Con lei ovviamente ho parlato della prima metà del suo lavoro, quella cioè riguardante Watch Dogs 2, in un'intervista che fa il paio con quella a Jonathan Morin pubblicata settimana scorsa. Col senno di poi le domande che le ho posto non sono state in target col gioco finale. D'altronde Watch Dogs 2 era stato presentato come un titolo di denuncia sul sensibile tema dei Big Data, mentre dopo una dozzina di ore sono riuscito al massimo a mandare la SWAT a casa di un troll e a sputtanare il manager di una compagnia assicurativa facendo sapere alla moglie delle sue scappatelle extraconiugali. Comunque, ecco cosa ci siamo detti.

Eurogamer.it: Il primo Watch Dogs ha avuto il merito di proporre in un videogioco tematiche importanti come le intercettazioni e la mancanza della privacy. Da allora sono passati due anni e il mondo ha preso ancora più coscienza del problema, ma la situazione all'atto pratico è migliorata o peggiorata?

Violet Blue: Dopo lo scandalo di Wikileaks la coscienza collettiva è senz'altro più attenta al problema, ma la situazione è peggiorata. E credo che gli sceneggiatori di Ubisoft, quando due anni fa iniziarono a scrivere la sceneggiatura di Watch Dogs 2, non credessero che le situazioni da loro immaginate sarebbero poi diventate reali.

Violet Blue, giornalista americana specializzata in hacking e cybercrime, è stata una dei testimonial di cui s'è avvalsa Ubisoft durante la presentazione di San Francisco.

Mi riferisco al problema dei Big Data e alla costante raccolta di informazioni riguardanti la nostra vita a fini commerciali, anche senza il nostro consenso. Il problema è che questi dati vengono usati per strumenti la cui esistenza non sospettiamo neanche, e dati in pasto ad algoritmi spesso inaccurati. Le compagnie che raccolgono, comprano e vendono dati, continuano a operare senza il minimo controllo. Anzi, spesso i governi stringono accordi con gruppi di hacker che lavorano sotto copertura.

Eurogamer.it: Un'affermazione non da poco...

Violet Blue: I governi, in maniera non ufficiale, si accordano con gli hacker che forniscono loro vari tipi di sorveglianza, le cui informazioni vengono poi usate a fini commerciali o per compiere abusi contro altre persone.

Eurogamer.it: Qualche mese fa mi è capitato che Linkedin mi consigliasse come contatto mia suocera, una persona di quasi ottant'anni che non usa né internet né smartphone. Che possibilità abbiamo di vincere la battaglia per la nostra privacy contro un sistema che scheda e monitora anche chi ne è all'esterno?

Violet Blue: Quella di cui parli è una procedura di "shadow profiling" e devo dire che è la prima volta che sento associare questa pratica a Linkedin. Da Facebook invece non mi sorprenderebbe, poiché è noto che lo fa da lungo tempo. Il suo funzionamento è abbastanza semplice: grazie alle app installate sui nostri smartphone, alcune compagnie entrano in possesso dei dati della nostra rubrica telefonica, che quindi rivendono a terze parti. Le quali li utilizzano per profilare anche persone al di fuori dei loro circuiti.

Secondo Violet Blue, Facebook è una vera e propria darknet. Una tesi questa che troverebbe conferma nella definizione disponibile su Wikipedia.

È qualcosa che a mio avviso dovrebbe essere dichiarata illegale ma non lo è, quindi le compagnie continuano a farlo. Ed è qualcosa che fa sentire impotenti, che spinge ad arrendersi, a rinunciare alla tutela della propria privacy. Anche perché sono frequenti le notizie che ci dicono che questi database vengono violati e i loro dati trafugati. Ma ci sono delle contromisure e un gioco come Watch Dogs 2 ha il merito di divulgare alla gente la loro esistenza.

Ho scritto anche un libro intitolato The Smart Girl's Guide to Privacy, che spiega una serie di accorgimenti imparati dagli hacker volti a rimuovere quanto più possibile la nostre informazioni dalla Rete. E ci sono già servizi che si occupano di farlo per conto di chi ne faccia richiesta. Credo quindi che ci sia speranza a patto di voler imparare le regole del gioco e di darsi un codice di condotta (curiosamente il protagonista di Watch Dogs 2 lotta contro il sistema perseguendo la strada opposta della massima visibilità, ndSS).

Eurogamer.it: Qualche giorno fa leggevo la notizia di un accordo tra Google e Facebook volto a stendere un cavo sottomarino di 12.800 chilometri di lunghezza, da Los Angeles a Hong Kong, per il trasferimento di dati a una velocità di connessione da 120 terabit al secondo. Come possono essere efficaci gli accorgimenti di cui parli se chi ci controlla possiede l'hardware attraverso cui transitano le informazioni?

Violet Blue: Questo purtroppo è un problema che esula dalla sfera delle azioni che i cittadini possono intraprendere e l'unico modo è di portare lo scontro a livello politico, sostenendo chi si prefigge di tutelare i cittadini. Qualcuno insomma che controlli i controllori, che al momento agiscono indisturbati.

Google e Facebook stanno collaborando per la posa di un cavo sottomarino di 12.800 chilometri che trasferirà dati ad alta velocità da Los Angeles a Hong Kong. Che succederà ai dati che transiteranno attraverso questo collegamento?

Eurogamer.it: Watch Dogs punta il dito contro questo problema. E cos'altro?

Violet Blue: Watch Dogs 2 contribuisce a portare all'attenzione del pubblico il problema dei Big Data, e non c'è modo di combattere una minaccia se prima non la si percepisce. Il passo successivo è quello di informarsi e di compiere scelte consapevoli, e il gioco ha il merito di mostrare degli strumenti piuttosto vicini a quelli reali.

Eurogamer.it: La storia dell'Umanità ci insegna che c'è sempre stato chi comanda e chi viene comandato. La differenza è che ora chi porta la corona non è un re, e che veniamo cresciuti con l'illusione di vivere in un'epoca migliore rispetto al passato. Perché dovrebbe cambiare qualcosa adesso?

Violet Blue: È vero, il problema è lo stesso, solo declinato in modi differenti. Ed è curioso notare come la mentalità degli hacker sia contraria a qualsiasi forma di autorità, e s'interroghi sull'effettività autorità di chi comanda. Quanto alla tua domanda, anche se la situazione attuale è paurosa, non dobbiamo rassegnarci a convivere con la paura.

Eurogamer.it: Ci è stato detto che internet è la terra delle libertà ma, negli anni, alcune multinazionali se ne sono appropriate un pezzo alla volta. È ancora possibile un'Internet realmente libera, secondo te?

L'Internet libera? Secondo Violet Blue, oggi la si può trovare solo nelle darknet.

Violet Blue: Credo che tu abbia centrato il problema. Siamo cresciuti con l'idea di un'internet libera che garantisse la libertà di parola, e ora ci troviamo in una realtà dove esiste una società come Facebook, che rientra a tutti gli effetti nella definizione di darknet ("una rete virtuale privata nella quale gli utenti si connettono solamente con persone di cui si fidano", stando a Wikipedia, ndSS). O come Google, grazie alla quale Internet non è più un luogo libero per via della sua capacità di decidere cosa sia permesso e cosa no.

Esiste un'internet libera? Sì e per trovarla bisogna cercare le darknet, quelle vere, che però sono piuttosto difficili da scoprire. Ho condotto varie ricerche su di esse e si tende ad associare loro una valenza criminale. Il che è anche vero ma solo per una percentuale davvero ristretta: per il resto si tratta di comunità di persone che vogliono parlare senza essere controllate. Ma non sono accessibili alla maggior parte della gente.