X-Men Origins: Wolverine
Graffiante sorpresa.
Ah, la dura legge dei tie-in. Fior fior di franchise dal potenziale a dir poco sbavazzevole (da 300 a Matrix, passando per Watchmen ed Hellboy tanto per citare i primi che mi vengono in mente...) impietosamente sacrificati in nome di perverse logiche di marketing. Minima spesa, massima resa: un concetto economicamente ineccepibile, eppure drammaticamente crudele in senso lato. E così, invece che ritrovarci con leggendarie trasposizioni all'altezza di pellicole grandiose, le fetecchie su licenza regnano sovrane.
Cosa attendersi dunque dal videogame ufficiale di un film già di per sé scadente (37% di media su Rottentomatoes)? Ma una puttanata da antologia, of course. Come però dice il saggio proverbio la regola non è tale senza l'eccezione che la confermi, e, sorpresa delle sorprese, questo X-Men Origins: Wolverine non solo non è un costoso sottobicchiere da 65 Euro, ma è anche un signor gioco. Di molto migliore del lungometraggio da cui è tratto (e fin lì ci vuol proprio poco, direte voi...), nonché assolutamente valido nella sua dimensione puramente videoludica.
Sviluppato da Raven Software (il team di proprietà Activision responsabile dell'imminente Singularity), questo Wolverine è un gioco non privo di contraddizioni. Al di là del già anticipato sovvertimento del consolidatissimo dogma relativo all'intrinseca fetenzia dei tie-in il titolo si distingue infatti per una bizzarra particolarità: l'aver pochissimo a che spartire con il film di riferimento, a cominciare dal rating. Se lo spin-off cinematografico incentrato sulle vicende di James "Logan" Howlett si è beccato un blando e permissivo PG13, sulla copertina del videogame campeggia provocatorio un meritatissimo 18+: la versione PS360 e PC del gioco (con tanto di sottotitolo "Uncaged") è infatti contraddistinta da un tasso di violenza al limite del credibile, con un Wolvie incazzato al punto da far apparire un certo Kratos come un affabile e premuroso nonnino.
Se state cercando un gioco cattivo e viscerale (anche nel senso di ricco di viscere!) interrompete subito la vostra ricerca ed accomodatevi: avete trovato quello che fa per voi. X-Men Origins: Wolverine è un grandioso tripudio di elegante brutalità, una grandguignolesca parata di smembramenti ed esecuzioni senza pietà o rispetto alcuno. Durante le dodici ore necessarie a portare a termine l'avventura assisterete ad efferatezze di ogni tipo, e più volte vi verrà da domandarvi come Marvel abbia potuto decidere di avvallare un tale showcase di massacri.
Ogni elemento, dalle roboanti cutscene al versatile combat system, sarà pensato per enfatizzare l'inarrestabile ferocia dell'Arma X: Logan truciderà senza soluzione di continuità schiere di avversari in teatrali coreografie di morte, a tutto vantaggio della vostra sadica soddisfazione. Impossibile non menzionare anche lo strepitoso sistema di danni procedurali creato per l'occasione dagli sviluppatori: volendo evidenziare le sovraumane capacità di rigenerazione di Wolverine Raven Software ha infatti inserito una serie di ferite progressive destinate a lasciarvi semplicemente a bocca aperta.
Al calare della barra di energia non solo i vestiti di Logan si ridurranno a brandelli, ma vedrete anche la sua pelle lacerarsi e rivelare i muscoli ed addirittura lo scintillante scheletro di adamantio al di sotto di essi. Il tutto con tanto di rigenerazione dei tessuti in tempo reale, per un risultato finale a dir poco esaltante.
Grazie inoltre alla rabbiosa recitazione di Hugh Jackman (riprodotto fedelmente in game nonché coinvolto in prima persona nel doppiaggio...) avrete modo di vivere l'esperienza di un tie-in virtualmente perfetto: un progetto capace di prendere spunto dal film di riferimento sviluppando comunque una sua dimensione a sé, in grado di farvi calare a pennello negli irrequieti panni del burbero Wolverine.