Console War: 360 vs. PS3 Round 14
Brink, Mortal Kombat, WWE All-Stars, MX vs. ATV Alive, Virtua Tennis 4.
Parlando di velocità nello streaming delle texture, ogni versione del gioco riesce ad essere migliore dell’altra in determinati punti, ma globalmente l’edizione PS3 sembra quella con meno difetti. Forse il problema qui è il vecchio drive della nostra 360, perché installando il gioco su hard disk le cose migliorano decisamente; ma è uno dei pochi giochi in cui l’effettiva performance durante l’azione di gioco è decisamente migliorata dall’installazione su HD; l’unico altro caso simile era un altro titolo con problemi di texture, ovvero il primo Mass Effect.
Ma i vantaggi della versione PlayStation 3 di Brink vanno oltre la risoluzione e la qualità d’immagine: è senza dubbio un gioco più fluido sulla piattaforma Sony, come l’analisi di performance dimostra chiaramente, anche se si paragonano cutscenes identiche “punto per punto” o le sezioni di gioco vero e proprio.
Entrambi i giochi hanno un obbiettivo di 30 fotogrammi al secondo, ma è la versione PlayStation 3 ad offrire una performance più consistente in tal senso, mentre l’edizione Xbox 360 perde molti più frame quando il motore è sotto stress. Sfortunatamente, visto che l’engine è spesso sottoposto a stress quando ci sono molti personaggi su schermo (che è anche quando servirebbe più responsività visiva) non si tratta semplicemente del fatto che un gioco giri peggio dell’altro, è proprio la qualità del gameplay a risentirne.
E’ anche facile da notare che Brink su PlayStation 3 gira con il v-sync attivato, il che significa niente tearing. Xbox 360 non ha questo privilegio, anche se il tearing sembra relegato alla parte alta del video (più o meno il primo terzo). Come conseguenza, c’è la netta sensazione che la versione Xbox 360 non sia solida e consistente quanto quella PS3, ma fortunatamente il tearing non è assolutamente ai livelli di titoli come Homefront o Battlefield: Bad Company 2.
In quasi tutti gli altri aspetti, le due versioni sono praticamente identiche, e ciò significa che alcuni degli aspetti più controversi riguardo la decisione d’acquisto sono alla pari su entrambe le piattaforme. Ad esempio, il single player di Brink è poco più di una serie di cutscenes e di un sistema di AI applicato al già esistente multiplayer: un gioco di squadra in cui non puoi dare indicazioni ai compagni non funziona particolarmente bene, instillando un senso in impotenza nel giocatore.
Se non si sta aspettando che l’AI ci raggiunga per attaccare un obbiettivo, la si aspetta per farsi resuscitare. Oltre a cimentarsi spesso in appostamenti e scontri a fuoco privi di senso, l’AI sembra farsi distrarre molto facilmente, al punto che abbiamo notato alcuni giocatori gestiti dalla CPU impuntarsi a raggiungere gli obbiettivi delle armi biologiche invece di tentare di finire il livello, lasciando gli altri compagni di squadra ad occuparsi degli scontri. Anche se mancavano pochissimi secondi, continuavano a ripetere i loro comportamenti limitati e perseguire gli atteggiamenti imposti dalle loro classi, il che è irritante quando invece si avrebbe bisogno di una mano per completare l’obbiettivo principale.
C’è la sensazione che il single-player di Brink consista principalmente nel cambiare classi e fare tutto il lavoro grosso da soli, sperando che l’AI perlomeno apra la strada verso il prossimo obbiettivo, e in caso contrario, aspettando un sacco di tempo per essere resuscitato dai compagni. E’ difficile non notare che l’AI è più brava a difendere gli obbiettivi che non ad attaccarli.
In secondo luogo, per un gioco che compete contro alcuni dei titoli più tecnologicamente avanzati sul mercato, c’è la sensazione che Brink sia un po’... Vecchio. Anche mettendo per un attimo da parte i problemi di texture e di qualità d’immagine, in movimento Brink sembra spesso un prodotto del passato piuttosto che uno sparatutto per console di ultima generazione, soprattutto se si osservano le animazioni dei personaggi ben poco convincenti e la fisica legnosa. L’interazione SMART funziona bene nei livelli, ma la mancanza di distruttibilità degli ambienti (obbiettivi a parte) ed il numero relativamente basso di oggetti interattivi danno la sensazione di un mondo sterile e statico in cui muoversi.
Il fatto che Brink abbia successo ed abbia trovato un suo pubblico è da attribuire a quel gameplay essenziale ed accalappiante che già avevamo sperimentato nel 2003: la formula di Enemy Territory è ancora pregna di potenziale da sfruttare. La sua traslazione in Brink dimostra che un titolo multiplayer può essere davvero qualcosa di speciale, ma allo stesso modo c’è da sottolineare che la modalità single-player di Brink non è assolutamente all’altezza della situazione.
Soppesando i relativi meriti delle due versioni console, è evidente che il ritorno online del PSN arriva proprio al momento giusto. Più chiaro, fluido, pulito e più piacevole all’occhio: se volete giocare Brink su una console, a nostro modo di vedere la versione PlayStation 3 è decisamente la scelta migliore.