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Yves Guillemot, l'uomo delle grandi battaglie - articolo

Il CEO di Ubisoft ha vinto su Vivendi dopo anni di lotta. E non è la prima volta.

Qualunque altra cosa sia successa a Ubisoft negli ultimi tempi, la più importante è accaduta l'anno scorso: Yves Guillemot è riuscito a vincere la battaglia durata tre anni contro Vivendi per impedire al gigante dei media un'acquisizione ostile del publisher di Assassin's Creed.

Vivendi iniziò a mettere gli occhi su Ubisoft e Gameloft (un'altra creazione della famiglia Guillemot) nell'ottobre del 2015 acquistando una quota di circa il 6% di ciascuna società. Sin dall'inizio Guillemot respinse l'operazione, giurando di "lottare per preservare la propria indipendenza".

Tuttavia Vivendi si è mossa rapidamente. Quattro mesi dopo la società aveva acquisito più del 30% di Gameloft, essendo quindi obbligata a formulare un'offerta per la restante parte. Gameloft e la famiglia Guillemot cedettero la società quello stesso giugno.

Mentre Gameloft sventolava bandiera bianca, Vivendi aveva aumentato le sue azioni in Ubisoft al 20% della società. Vivendi ha poi fatto un breve passo indietro, dicendo che non avrebbe avviato alcuna acquisizione per almeno sei mesi, dal momento che voleva "una proficua collaborazione" con Ubisoft. Per i successivi due anni la faccenda è rimasta sullo sfondo, mentre Vivendi ha continuato ad avvicinarsi alla soglia del 30%, percentuale che avrebbe innescato un'offerta pubblica di acquisto. Quando infine Vivendi ha deciso di rinunciare a Ubisoft, deteneva oltre il 27% delle azioni della società.

Yves Guillemot.

In qualche modo, questo risultato si poteva prevedere. Questa infatti non è stata la prima volta in cui Guillemot ha vinto una lunga lotta per la proprietà di Ubisoft. Alla fine del 2004 Electronic Arts acquisì il 20% della società. Negli anni successivi Ubisoft adottò una serie di misure per diluire la partecipazione di EA nella società. Tuttavia Guillemot si rese conto che Ubisoft non era al sicuro da un'acquisizione indesiderata da parte di EA e mise in guardia la società che una tale mossa "avrebbe ucciso la creatività" e sarebbe stata pericolosa per gli affari di Ubisoft. Nel 2010 EA cedette finalmente la propria quota a Ubisoft, dopo che la vicenda della potenziale acquisizione si era protratta per oltre cinque anni.

In entrambe questi lunghe lotte per l'acquisizione, Guillemot è stato una figura centrale, facendo di tutto per mantenere il publisher indipendente. Quella stucchevolezza ai limiti del vanaglorioso della campagna "I BelYves", ha avuto senso solo perché Guillemot ha lasciato un suo personale marchio di fabbrica nella società. Con Guillemot al comando, Ubisoft ha abbracciato quello che è un pensiero non convenzionale, se non addirittura raro nel mondo dei publisher di giochi AAA.

Alcune volte, questo atteggiamento può dare risultati brillanti. Altre volte invece, non funziona molto bene. Non c'è da stupirsi che Ubisoft abbia elaborato una sorta di intesa aziendale con Nintendo, visto che entrambe le società hanno mostrato una certa propensione a pensare fuori dagli schemi, nel bene e nel male.

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Solo nel 2018 sono stati tanti gli esempi che confermano questo atteggiamento. Ubisoft ha lanciato un "assistente personale di gioco" chiamato Sam per tutte quelle persone che si affidano a Siri, Alexa e Cortana, e lo vogliono fare anche in gioco. Ha aperto un nuovo studio nella gelida Winnipeg, aggiungendolo al suo roster di sedi canadesi con una visibilità relativamente bassa come Saguenay, Quebec City e Halifax.

Ha acquisito 1492 Studio, uno sviluppatore di giochi mobile free-to-play ad episodi che ha permesso di aggiungere competenze che Ubisoft non possedeva in questo settore. Una scelta che non è così scontata per un editore di giochi AAA. Ha collaborato con Joseph Gordon-Levitt di HitRecord per pagare gli asset realizzati dalla community di Beyond Good & Evil 2, una cosa in qualche modo controversa.

Guillemot e Ubisoft non hanno paura di correre rischi o provare cose nuove. E altrettanto chiaramente, non tutto può andare a buon fine. Questo però non significa che la società sia negligente. L'acquisizione degli sviluppatori di Brawlhalla, Blue Mammoth, ha avuto senso perché ha dato all'azienda un fanchise di successo, a cui si è aggiunta la loro competenza tecnologica.

Con la divisione La Forge R&D e il programma d'incubazione Station F, Ubisoft continua ad investire in nuove tecnologie che potrebbero ridefinire il business del mondo del gaming, oltre a continuare a portare le sue proprietà in Cina.

I giochi che realizza sono spesso acclamati dalla critica e realizzano ottime vendite, a volte in modo eccezionale. Come società, l'Ubisoft di Guillemot è sempre stata così e, non a caso, ha goduto di un enorme successo. Non è un caso che per la terza volta dal 2012 GameIndustry.biz abbia inserito Guillemot tra le Grandi Personalità dell'Anno e, considerando il suo approccio peculiare al business dei giochi AAA, ci sono buone probabilità che non sia l'ultima.

Avatar di Brendan Sinclair
Brendan Sinclair: Brendan joined GamesIndustry International in 2012. Based in Toronto, Ontario, he was previously senior news editor at CBS-owned GameSpot in the US.
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