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Biometria e videogiochi

Stefano Gualeni spiega le frontiere del game design.

Se anche voi appartenete a quella frangia di giocatori convinti che le idee più innovative debbano per forza provenire dall'altro lato dell'oceano o dalla terra del Sol Levante, oggi fareste meglio a ricredervi.

A salire in cattedra, questa volta, non è Ubisoft, Electronic Arts o qualsiasi altra major dal budget milionario: è giunto il tempo, finalmente, di ascoltare le parole un nostro connazionale.

Non sono molti i giocatori del vecchio stivale a conoscere il nome di Stefano Gualeni ed è un peccato. Docente di Game Design presso la NHTV University of Applied Science a Breda, Stefano è uno dei designer più attivi in Europa, avente all'attivo un ragguardevole numero di pubblicazioni accademiche sull'argomento e un curriculum d'industria davvero di tutto rispetto.

Uno scatto della conferenza veronese di Stefano Gualeni e del Prof. Andrea Fusiello, moderata da un 'pilone' del giornalismo.

In questi giorni, Stefano è alle prese con le ultime fasi di sviluppo di nuova IP, un casual game per iPad che risponde al nome di "GUA-LE-NI or, the Horrendous Parade". Un titolo che avremo modo di approfondire nei prossimi giorni, che sin da ora si preannuncia interessante per il background teorico che lo contraddistingue. GUA-LE-NI è infatti figlio della ricerca nei campi sperimentali del Biometric Design applicato al casual gaming, un progetto di ricerca (BD4CG: Biometric Design for Casual Games) nato dalla collaborazione tra le università di Breda e Antwerp e condotto dallo stesso Gualeni.

E proprio il Biometric Design è stato protagonista di un'interessante conferenza, tenutasi nella giornata del 5 maggio presso le aule dell'ateneo veronese e volta a presentare i primi risultati di questa tecnica pionieristica: di fronte a un pubblico composto da sviluppatori di giochi, aspiranti game designer e semplici curiosi, l'architetto di Bergamo, attualmente alle prese con un PhD universitario incentrato su tale ricerca, ha illustrato le principali linee guida della misurazione biometrica, indicandone il funzionamento e gli scopi primari, per poi presentare un'applicazione concreta (GUA-LE-NI, per l'appunto) di tale metodologia di sviluppo.

Stefano Gualeni, classe '78, docente di Game Design presso l'Università di Breda e ricercatore nell'ambito del Biometric Design.

Se quanto abbiamo scritto sino ad ora suona come una litania aramaica, non temete, siamo qui per fare chiarezza. L'utilizzo di indicatori biometrici quali battito cardiaco e pressione, tensione muscolare o conduttività della pelle, offre una misura in tempo reale dello stato fisiologico di un giocatore durante l'attività: scopo dei ricercatori è correlare le alterazioni di tali variabili agli stati cognitivi ed emotivi del giocatore stesso, ottenendo in questo modo una "fotografia" dell'esperienza ludica che, opportunamente analizzata, permette di modificare precise scelte di design. Fisiologia e psicologia scendono dunque in campo, limando quelle sezioni che potenzialmente potrebbero risultare stressanti, difficoltose o addirittura fastidiose al giocatore.

I più informati saranno probabilmente al corrente del fatto che un simile approccio sia già stato sfruttato alcuni anni or sono nella realizzazione di titoli tripla A quali Left for Dead e NBA 2010. Come però lo stesso Gualeni ha sottolineato nel corso del meeting (e come potrete leggere voi stessi nell'intervista che segue), le metodologie utilizzate dai ragazzi di BD4CG e il target di pubblico a cui esse sono rivolte, risultano completamente diverse al punto da suscitare l’interesse di major altisonanti quali Blizzard, che lo scorso febbraio ha invitato presso la propria sede il designer nostrano, Valve e EA, in occasione dell’ultima edizione della GDC, e Ubisoft, nei cui uffici parigini Stefano terrà uno speech il prossimo giugno.